“Il suicidio di un regime”, come Mario Ragionieri racconta la fine del partito nazionale fascista

di Gordiano Lupi

Benito Mussolini è nel pieno del suo potere e delle sue forze, un giorno, nel 1943, viene meno il suo pugno duro, e l’era dominata dal partito nazionale fascista incontra la sua fine. Sono molti i retroscena della sua dipartita, una serie di punti d’ombra che l’autore, Mario Ragionieri, cerca di mettere in luce, ripercorrendo la vita e le scelte di un uomo alquanto controverso che ha gestito e scelto le sorti dell’Italia per un lungo tempo. Questo e molto altro nel saggio di Mario Ragionieri, che ha come obiettivo principale quello di mettere al corrente di ogni verità possibile di un periodo ormai finito.

La guerra è un argomento fondamentale per il testo di Ragionieri, complice il periodo cui si racconta. Essa non viene più vista come un’occasione di rivalsa e di arricchimento futuro come nella prima guerra. Stavolta essa è vista con tristezza e rabbia, i popoli non intendono offrire i loro figli, non vogliono impoverire le casse dei loro negozi, le case, non intendono cadere sulle loro gambe restituendo alla terra cumuli di macerie. Sono soprattutto i giovani, spiega l’autore ad essere riluttanti verso la guerra. Tuttavia, il comparto giovanile sembra spaccarsi nel centro: se da un lato troviamo giovani non disposti alla guerra, le cui scuse si sprecano, occupando gli ultimi posti di lavoro rimasti, o cercando nelle scuole e nell’istruzione un motivo per non partire, dall’altro vi troviamo giovani che intendono intraprendere la strada di guerra per beneficiare in futuro, e giungere ai posti più alti della società. Questa descrizione ben si presta al racconto di una società divisa tra chi si accontenta e chi intende progredire. Tra chi vuole rimanere in salvo e chi vuole tentare il tutto per tutto. Una società giovanile, quella descritta da Ragionieri che per certi aspetti appare pusillanime e per altri piuttosto arrivista.

Grandi figure quelle che appaiono nel resto di Ragionieri, come Vidussoni chiamato dal duce per attirare le masse giovanili. Alla segreteria si aggiunsero Ennio Barberini, Fernando Mezzasoma, Augusto Venturi, Mario Famesi, Carlo Ravasio. Nomi di spicco, che accerchiarono Mussolini, fornendo a quest’ultimo un’ultima chance di ristabilire il potere. Di grande impatto è la questione “epurazione”. Ragionieri, racconta infatti, di come Mussolini intendesse ridurre il numero degli iscritti al suo partito, perché molti di essi, ormai sfiduciati, erano lontani dai concetti e dalla morale del fascismo. Egli intendeva passare dai quattromila iscritti, ai tremila, epurando il suo partito da coloro che non erano più meritevoli. Un fatto che ben evidenzia il modo di fare del duce, il quale dinanzi alle difficoltà popolari, ben nasconde il fianco, cercando rifugio solo nei propri sostenitori, non ascoltando le critiche mosse al suo operato, andando avanti perseguendo solo la sua strada. Figura controversa la sua, raccontata in maniera strabiliante dall’autore, il quale ricalca molti aspetti e momenti significativi della sua vita, fino ad arrivare a quella che per molti è stata la causa principale della sua disfatta: l’ulcera gastroduodenale. Essa lo renderà debole e irascibile, trasformando non solo il suo aspetto ma anche il suo impeto. La malattia, racconta l’autore, sembra lasciare un profondo vuoto al vertice, vuoto che i più cercano di colmare, per raggiungere il potere. Il potere finisce nelle mani di Buffarini e di De Cesare, tuttavia la sfiducia generale da un colpo sordo al regime, decidendo la sua sorte finale nel luglio 24, quando i membri del consiglio generale votano contro Mussolini. L’ordine del giorno di Grandi, Farinacci e Scorza, racconta l’autore, è di grande importanza, poiché i punti rilevanti redatti dai tre, sembrano quasi identici, e il corpo del discorso ha come unico obiettivo quello di ridimensionare la figura di Mussolini.

Editore: Jolly Roger

Genere: Saggio

Numero di pagine: 644

Anno di pubblicazione: 2023

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