Viaggi
Il dio degli incroci
di Giovanni Graziano Manca
Molti i centri abitati del nostro paese che in tempi recenti sono stati devastati dalla furia delle acque. Essi costituiscono segnali preoccupanti di una crisi climatica sempre più distruttrice e testimoniano di una carente quando non inesistente politica di tutela ecologica del territorio. Trascurare l’ecologia dei luoghi (che, dovremmo saperlo ormai, porta in primis, tra le altre cose, appunto, al dissesto idrogeologico) è uno degli atteggiamenti più diffusi dell’uomo convinto di poter dominare la natura e uno degli effetti negativi della modernità. Stefano Cascavilla, economista e architetto, autore dell’ interessante saggio “Il dio degli incroci – Nessun luogo è senza genio” (285 pagg., euro 16 Exorma edizioni, Roma 2021), definisce questa carenza di attenzione come un effetto collaterale della rivoluzione scientifica. “Se mi è consentito di costruire nei dirupi”, scrive, e “sigillare corsi d’acqua in un sarcofago di cemento, abitare in un seminterrato, non è solo a causa dell’ignoranza, della corruzione o della povertà: è perché il pensiero ha cancellato il luogo (e il suo genius) dalla nostra prospettiva.” Sarà che l’uomo odierno è preso dalle mille incombenze del vivere quotidiano e dunque spesso condizionato da quello che Bauman chiama “il problema della difficoltà di pensare rapidamente, del tempo necessario per elaborare i pensieri, ponderare e soppesare gli argomenti” (ciò che rende molte persone, ad ogni latitudine, superficiali nell’analisi e nella valutazione dei fatti e delle cose, anche di quelle più importanti); sta di fatto che ad esso, in generale, manca non di rado la capacità di considerare i luoghi emotivamente e spiritualmente e quella tendenza mistica che gli consentirebbe di sentirsi veramente parte infinitesima di qualcosa di preordinato molto più grande (una città, l’antico quartiere in cui si è nati e cresciuti con i suoi incroci, le sue viuzze e le sue casette ormai disabitate ma anche l’ambiente in cui si vive, un bosco di quercie, una spiaggia, un braccio di mare incontaminato, la natura nel suo insieme). Si avverte la mancanza di quel senso di gratitudine che andrebbe doverosamente rivolto ai luoghi cui pure si è spesso direttamente legati in virtù di circostanze di varia natura. La carenza di atteggiamenti positivi e di amorevole attenzione nei confronti dei luoghi porta, sono solo esempi, a pianificazioni urbanistiche aberranti e a situazioni di degrado ambientale. Dappertutto, i quartieri di nuova edificazione costituiscono dei veri e propri obbrobri. Ancora Cascavilla in questo libro sospeso tra letteratura di viaggio, filosofia e antropologia: “La pianificazione urbanistica contemporanea è figlia dell’Illuminismo e tener conto del sacro, o comunque della dimensione immateriale, è l’ultima delle sue preoccupazioni.” Causa di tutto il vivere concitato (caratteristica che sembra essere ormai entrata a far parte del bagaglio genetico e antropologico dell’uomo d’oggi) o un semplice atteggiamento di indifferenza verso tutto ciò che non risponde a caratteristiche di (spesso volgare) materialità e concretezza terrena? Si afferma di sicuro sempre di più il concetto di “non luogo” introdotto dall’antropologo francese Marc Augé nel saggio “Non-lieux. Introduction à une anthropologie de la surmodernité” (1992), che implica un disallineamento dei luoghi, appunto, rispetto a qualsivoglia sistema di valori. Moltissimi, tra gli abitanti delle città, sono quelli che frequentano, tanto per farlo e oltre il necessario, i centri commerciali,” non luoghi” per eccellenza e veri e propri monumenti al consumo. Difficile non notare nelle nostre città l’affermarsi di questa tendenza anomala e forse, a giudicare dalle apparenze, difficile da attenuare.
STEFANO CASCAVILLA
“Il dio degli incroci – Nessun luogo è senza genio”,
285 pagg., euro 16
Exorma edizioni, Roma 2021.

You must be logged in to post a comment Login