Lo Zibaldone
Vita e passioni della prima scrittrice europea
di Anna Trapani
“Alle femmine si possono forse perdonare fama e potere, non il volerli. Le femmine non sono abilitate a volere, solo ad accogliere di buon grado ciò che avviene se combacia nell’intimo con quanto avevano chiamato a sé. Volere è da maschi.” Questa una delle tante frasi da femminista “ante litteram” che Nicoletta Bortolotti fa scrivere a Christine de Pizan in una delle numerose lettere alla figlia suora in “Un giorno e una donna” romanzo epistolare con cui ha partecipato al premio Strega 2023 senza troppa fortuna anche se a nostro parere avrebbe meritato di più perché la forma epistolare unisce una scrittura curata ma accessibile a tutti ad un approfondimento storico che lascia spazio ai sentimenti di madre e figlia lontane geograficamente ma vicine emotivamente. Altro pregio del romanzo è portare alla ribalta una donna, una letterata e storica ancora poco conosciuta come Christine de Pizan che è in realtà italiana e nasce Cristina da Pizzano a Bologna ma che si trasferirà bambina con la famiglia a Parigi dove il padre Tommaso diventerà medico e astronomo di Carlo V di Valois. Strettamente intrecciate alla vita di Cristina saranno da quel momento le alterne vicende della sanguinosa guerra dei cent’anni che si concluderà con l’impresa di Giovanna d’Arco e il rogo della Pulzella d’Orleans. Christine è una bambina molto particolare per quel tempo poiché il padre decide di farla studiare nonostante fosse femmina intuendone le doti e non condividendo le ristrettezze assolute a cui dovevano essere sottoposte le donne. Lei sarà sempre cosciente di questa fortuna che la renderà diversa dalle altre affermando nelle sue opere, sia in versi che in prosa, che le donne, se istruite, nulla avrebbero da invidiare agli uomini in quanto a intelligenza, a capacità di apprendimento, a ragionamenti acuti e pronti. V’è di più: affermerà che le donne quando sono stuprate non provano alcun piacere anzi provano un dolore che ricorderanno per sempre contraddicendo un’idea che andava in senso contrario. La sua vita non sarà particolarmente fortunata dato che ad una infanzia e ad un matrimonio felici farà seguito un periodo, con la vedovanza, di ristrettezze economiche e di soprusi da parte della burocrazia di corte cieca e clientelare che cercherà di vessare lei come tutte le donne che, per esempio, chiedevano giustizia verso creditori o blasonati vari che non volevano riconoscerle certi emolumenti del marito. La scrittura la salverà. Le ridarà nuova linfa e il benessere perduto grazie al favore dei duchi Giovanni, Filippo e Luigi che la inviteranno a scrivere per la corte e acquisteranno i suoi manoscritti. Troverà invece nei chierici dell’Università di Parigi acerrimi nemici che arriveranno a diffamarla fondamentalmente per il solo motivo che una donna osava scrivere e mettere in discussione il loro pensiero maschile, l’unico che avesse diritto di cittadinanza. Avrà la meglio perché le sue opere troveranno favore in Francia e in Inghilterra. Oggi andrebbe riscoperta a partire dalla sua opera più importante “La Città delle Dame” poco conosciuta dal grande pubblico che sicuramente la apprezzerebbe per la sua visione attuale e altamente etica.
NICOLETTA BORTOLOTTI,
Un giorno e una donna
HarperCollins, 2022
Pag. 490, E.19,50
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