Lo Zibaldone
Louise Michel: io sono anarchica
Louise Michel (1830-1905), chi era costei?
Una persona audace, intelligente e intraprendente, verrebbe da dire in una sintesi che non può comunque riassumere quanto scrisse, operò e s’impegnò per i suoi ideali libertari/umanitari una donna di cui la poetessa Anna Maria Farabbi ha curato e tradotto in italiano un’antologia ‒ intitolata: io sono anarchica ‒ che ci restituisce la viva voce di questa figura ottocentesca assai poco nota ma da riascoltare per una ben precisa serie di ragioni, le quali faranno subito comprendere al lettore il motivo d’una tale scelta, e cioè:
“(…) perché la sua vita e la sua penna hanno vissuto in uno stesso corpo, con potenza laica, anticlericale, dirompente, carismatica. Perché la sua determinazione rivoluzionaria rovescia ogni potere occlusivo ed esclusivo e sancisce il diritto per ogni individuo a vivere in crescita intellettuale e in dignità economica. Perché squarcia la prevaricazione maschilista che inebetisce la donna, o la prostituisce in dinamiche seduttive di sfruttamento. (…) perché esplora esperienze complesse come quelle della malattia mentale e del carcere, vivendole in prima persona, e proponendo possibilità che recuperino e sollecitino ogni minima qualità. (…) Perché si schiera, con fiera trasparenza e impetuosa naturalezza, a fianco dei più umili, degli anziani, perfino degli animali. Perché intuisce un senso cosmico dell’esistenza, nel suo divenire, relativizzando ogni assolutezza e scrostando retoriche”.
Chiedo venia di questa lunga e accorata citazione della curatrice, a mio avviso tuttavia indispensabile al fine di puntualizzare le caratteristiche dominanti di Louise Michel: eccentrica anarchica (nonché femminista, educatrice e scrittrice) che attraversò gran parte dell’Ottocento per affacciarsi infine sul Novecento da autentica protagonista d’una inesausta lotta contro ogni tipo di dispotismo, paternalismo autoritaristico, potere oppressivo. Louise, infatti, appena conseguito il diploma di maestra ‒ ai suoi tempi il massimo livello d’istruzione al quale potesse ambire in Francia una donna, cui l’università era preclusa ‒ si ribella all’obbligo di prestare giuramento all’imperatore Napoleone III: atto indispensabile per potere accedere come docente ad una scuola pubblica. È il suo primo rifiuto all’insegna dell’utopia ancor prima che dell’anarchia. Presterà comunque servizio presso varie scuole private e la sua metodologia e didattica diverrà un vero e proprio laboratorio pedagogico all’insegna del laicismo e del liberalismo.
Dal 1850, inoltre, Louise inizia un rapporto epistolare con Victor Hugo, al quale invia le proprie poesie che incontrano subito il suo apprezzamento. Entrata in stretto contatto con gli ambienti rivoluzionari repubblicani, nel fatidico 1871 partecipa come infermiera e combattente durante i tre mesi della Comune che verrà sciolta con la forza in una cruenta restaurazione la quale causò la morte di circa 20.000 parigini, ne imprigionò varie migliaia di altri e ne deportò altrettanti, tra cui la stessa Louise, esiliata in Nuova Caledonia. L’ex comunarda potrà tornare in patria solo nel 1880 (in seguito ad una amnistia), ma la sua attività di anarchica militate non cessa anche se l’indomita donna verrà arrestata e incarcerata altre tre volte ‒ sia pur per brevi periodi ‒, rischiando persino di finire definitivamente internata in manicomio, causa il suo irriducibile e tenace anticonformismo. Gli ultimi anni della sua vita sono infine segnati da un’intensa attività pubblicistica e di conferenziera, portata avanti sino alla vigilia del decesso, avvenuto a Marsilia il 9 gennaio del 1905.
Molto altro sarebbe da aggiungere, ma, dati i limiti di una recensione, concludo citando solo qualche riga tratta da La Comune: l’opera principale di Louise Michel, nota eminentemente per il suo significato storico/sociale, quantunque non manchi in essa un afflato poetico (così ben tradotto da Farabbi) davvero convincente e commovente, che il lettore credo saprà cogliere nelle pur brevi frasi qui riportate. “Scrivere questo libro è rivivere i giorni terribili in cui la libertà, sfiorandoci con la sua ala, volò verso il macello. È riaprire la fossa sanguinante dove, sotto la tragica volta dell’incendio, si addormentò la Comune bella per le sue nozze con la morte, le nozze rosse del martirio. In questa grandezza terribile, per il suo coraggio nell’ora suprema, le saranno perdonati gli scrupoli e le esitazioni della sua onestà profonda”.
Louise Michel, è che il potere è maledetto e per questo, io sono anarchica, a cura di A. M. Farabbi, Il Ponte Editore, Firenze 2018, pp. 174, euro 10,00.
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