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Lo Zibaldone

Incerto confine: un volume verbovisuale a quattro mani

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di Giorgio Moio

In questi ultimi giorni la mia scrivania si è arricchita di un libro prezioso di ottima fattura editoriale che possiamo definire “libro d’artista”. Infatti, Incerto confine, questo è il titolo del volume, pubblicato da Paola Gribaudo Editore nel 2019 e consta di 64 pagine verbo visuali. Il volume fa parte della collana “disegno diverso”, nata nel 1990 e conta ad oggi 66 titoli. «Si tratta di una collana ‒ si legge sul primo risvolto di copertina ‒ di piccoli libri d’arte destinata a diventare grande. Mille copie, sessanta pagine bianche affidate ad artisti dell’ultima generazione, disegni, versi, colori, storie, collage nati in assoluta libertà: carte preziose e infine le voci degli attori, musicisti, collezionisti e poeti che presentano ai lettori i loro amici artisti. “Capricci” editoriali per il collezionista del terzo millennio».

Incerto confine è un volume realizzato a quattro mani, quelle del poeta e critico letterario Stefano Vitali, che ci offre la parte verbale con una serie di poesie, e quelle di Albertina Bollati, fotografa, disegnatrice, illustratrice di loghi, copertine, libri che delle poesie ci offre una lettura fatta di immagini che inglobano piccoli lacerti dei testi di Vitale.

Quali sono, dunque, le tematiche di questo libro d’artista? Secondo Vittorio Bo, autore dell’introduzione, «versi e i colori di Albertina e Stefano disegnano un percorso possibile, concreto, ispirato, di questa ricerca attraverso la creazione di un loro vocabolario.

Prima di tutto, la Parola, come in alfabeto muto dove alla ricerca della trasparenza di significato si oppone l’incertezza, l’imperfezione, l’attesa che giunge al termine della raccolta in modo inequivocabile: La chiave è nella Parola. Perché la parola rappresenta la forza di opporsi ai muri, il disperato desiderio di conoscere, la volontà di essere con gli altri».

Tutto qui, allora? Ma neanche per sogno! E del tempo «plastico, vario, contradditorio» (ancora Bo), non ne vogliamo parlare? E allora notiamo che il tempo è proprio il motore di questi testi e disegni, il tempo che scorre velocemente nella nostra vita ma che non ci impedisce di raccogliere, in una vita frenetica, quegli oggetti quotidiani che ci tengono ancorati alle emozioni, alla speranza di una vita migliore.

Nel leggere la prima poesia (p. 8), Chiudere i porti, da una sottile ironia, ma su un argomento delicato e umanitario, come quello dell’emigrazione di popoli che navigano il Mediterraneo (sempre più spesso in condizioni precarie e mortali: quanti morti annovera il nostro mare!) per un porto sicuro dove ricominciare a vivere, si erge un grido di protesta, che ha un solo colore: quello della solidarietà per i nostri fratelli più sfortunati:

 

[…]

Chiudere i porti per non incontrare

l’orrore di occhi naufraghi in mare

di corpi salvati piegati dal sole

stremati da guerre monete sonanti

del nostro silenzio di barbari stolti.

 

Chiudere i porti alla fuga smarrita

sul mare-sepolcro di cenere e sangue

le ombre dei morti sono gelate

scure radici senza più storia

deserto di mani e orecchie mozzate.

[…]

I versi e la loro concretizzazione, senza enfasi né oblio, ma crude quanto pungenti, attraverso i disegni della Bollati (semplici ma pieni di colore, di luce, di apertura) aprono luoghi e sensazioni che neanche il frenetico e veloce tempo riesce ad allontanare, che si incamminano verso nuovi orizzonti, uscendo dai confini degli stereotipi, curiosi di conosce la vita, attraverso ‒ appunto ‒ le piccole cose, i piccoli gesti, come una scritta su un muro con una grafia nervosa, brevi frammenti di parole apparentemente semplici che, oltre ad abbattere gli stessi muri, dissolvono i confini, non solo fisici ma soprattutto mentali, per una storia che ci accomuni e non ci divida.

 

Albertina Bollati (immagini)

Stefano Vitale (testi)

Incerto confine

Paola Grimaudo Editore, 2019. pp. 64

 

 

 

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