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Governo Cinese, inizia il processo di censura della stampa anti governativa.

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di Mario Di Nicola
La paura di Hong Kong, la libertà d’espressione è terminata

Cina. La storia si ripete. Negli ultimi giorni, le autorità governative, dopo la repressione militare delle proteste esplose nelle piazze di Hong Kong, contro il regime despota e negazionista della libertà sancita nell’accordo del 1997 a seguito dello slogan “un Paese, due sistemi”, continuano l’opera di nazionalizzazione repressiva, con la rimozione e censura degli scritti di autori e attivisti pro-democrazia. È notizia che il governo ha ordinato anche alle scuole di rimuovere tutti quei testi che possano ledere la nuova legge sulla sicurezza nazionale, al fine di verificarne i contenuti e palesarne i presunti presupposti alla trasgressione delle leggi stesse. Saranno i docenti a verificare ed esaminare il materiale contenuto nei testi, al fine di controllare eventuali “dissapori ideologici” che portino alle prerogative di un attacco intellettuale sotto forma di sovversione, terrorismo, rapporti con paese straniero che possa ledere l’interno dello stato, secessione.
Inoltre, gli scritti degli autori censurati in questo momento nelle biblioteche, negozi, internet, secondo alcune testimonianze ( nota è la difficoltà, anche in tempi non sospetti, di reperire informazione sulla quotidianità del popolo cinese), sono quelli di Joshua Wong capo del neo-movimento Demosisto anti governativo e quelli di Chin Wan e Tanya Chan, fondatori del partito Civico promotore della “nuova democrazia”, tutti “portatori” del pensiero di libertà che fonda le radici nella visione sociale ex colonialista.
Pechino e il partito comunista, sono appunto attenti a che le ragioni portate avanti dai contestatori del regime, possano far breccia nell’intera popolazione, per cui si delineano questi primi (e speriamo ultimi) provvedimenti governativi. La comunità internazionale non si pronuncia apertamente e rimane un po’ in sordina. E’ sempre difficile gestire queste vicende “dal di fuori”, ma le stesse fanno riflettere e rimandano alla mente avvenimenti già accaduti nel passato, dove la censura poi sfociò in ben altro.

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