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Poesia

Zebù bambino

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di Gisella Blanco

Dalla penna di Davide Cortese fluisce la plaquette “Zebù bambino”, edita da Terra D’Ulivi 2021. E’ la prima pubblicazione della collana Deserti Luoghi, curata da Giovanni Ibello. L’infanzia si mostra come epifania di ferocia, appare come un limbo metafisico in cui convergono sacralità e miscredenza in un tempo scandito dal dramma: “Scoccano insieme/la mezzanotte e il mezzogiorno. /E’ l’ora di un eterno crepuscolo./Due miei volti si specchiano/nelle ginocchia sbucciate/del demone bambino”. La rima libera il contesto semantico dell’opera da ogni scolasticità e lo consegna all’impronta ironica del verso che si manifesta in locuzioni concise e apodittiche: “Tatua fiori di melo e serpenti/sul seno di plastica di Maria./Poi rosicchia quel seno coi denti./Succhia il latte che finge vi sia”. L’infanzia è origine di profonda tenerezza e di irrimediabile crudeltà, nessuno sfugge all’innocenza della violenza, all’esasperazione della fragilità, all’inganno della redenzione e alla lusinga di un’impossibile purezza. E se l’uomo si salvasse solo nell’intimità abbagliante del buio?

Davide Cortese

Zebù Bambino

pp.30, Euro 9,90

Terra D’Ulivi, 2021

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