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Una Roma sospesa tra fasti e decadenza: ‘Paradiso’ di Michele Masneri
di Elena D’Alessandri
«Il giorno più caldo di una delle estati più calde che si ricordino a Milanoi»: Federico Desideri, un giovane giornalista trentenne di una testata di nicchia, tal ‘Comic Sans’, riceve dal direttore l’incarico di andare a Roma ad intervistare Mario Maresca, regista calabrese premio Oscar con ‘America Latrina’, un titolo definito dai critici «una grottesca e graffiante descrizione della Capitale e della sua decadenza» che ruota attorno alla figura di uno stralunato dandy che si aggira per la città su una Rolls Royce targata Los Angeles ricordando i tempi d’oro della California.
Dopo giorni trascorsi a dare la caccia al regista latitante, tra feste in stile Dubai con personaggi dall’accento marcatamente romano e pellegrinaggi nelle periferie di una Capitale travolta dalle temperature estreme, in una serata mondana Federico si imbatte in Barry Volpicelli, il soggetto in carne ed ossa che ha ispirato il protagonista del film di Maresca.
Dopo un paio di incontri più o meno casuali con Volpicelli, Federico non riesce a sottrarsi al suo fascino decadente. E mentre ancora il telefono lo riporta alla sua vita di prima – e al compagno Martino che da Milano gli parla dell’organizzazione delle (odiate) vacanze a Stromboli – ben presto nel giorno del suo trentunesimo compleanno Barry lo condurrà al ‘Paradiso’, un luogo così grottesco da essere vero, in bilico costante tra fascino e ripugnanza. Il Paradiso è un luogo fuori dal tempo e dallo spazio dove Barry, tra compound di ville e bungalow sgarrupati sul litorale laziale vive con un gruppo di freak amabili e strampalati, tra cui si distinguono un ginecologo in pensione che alleva galline ornamentali, un ambasciatore che accumula prodotti da discount, il principe Gelasio Aldobrandi che persegue il sogno impossibile di un erede, una coppia di lesbiche tedesche che rimpiangono i fasti in Vaticano ai tempi del papa tedesco, la prima e la seconda signora Volpicelli e una anziana ex bella donna che ammorba tutti gli astanti sul fatto che l’intero cinema italiano si sia impossessato delle sue idee. Un entourage che accoglie Federico come ‘uno di loro’, qualcuno di già visto, con quel garbo tipico di un’aristocrazia decaduta. Con una scrittura pungente Michele Masneri con il suo secondo romanzo, ‘Paradiso’ (187pp, 18 euro) edito da Adelphi come il precedente, costruisce un affresco brillante e potente, pieno di rimandi letterari e cinematografici – su tutti Fellini e il Sorrentino de ‘La Grande Bellezza’ – di una società al capolinea che sopravvive a sè stessa tra conversazioni di interminabile futilità e ricordi di un passato senza ritorno.
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