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Una giornata di normale bullismo

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Intervista a Caterina Falconi

Di Manlio Pirrotta

L’eclettismo fatto scrittrice. Potrebbe essere questo l’esergo all’opera vivente che è Caterina Falconi, una macchina narrativa inesauribile. In grado di passare dalle sceneggiature, a diffusione planetaria, di Carotina Super Bip, ai romanzi per ragazzi. Di prossima uscita per il gruppo Rusconi quelli della sua serie I giovani ficcanaso, e poi le riduzioni di classici come La Divina commedia, I viaggi di Gulliver, Ventimila leghe sotto i mari, eccetera. Ma ora arriva nelle librerie uno dei suoi romanzi per adulti più densi e intensi, Dimmelo adesso per la rinata, prestigiosa Vallecchi Firenze. La cronaca appassionata, a tratti durissima, di una normale – si fa per dire – giornata di sopraffazioni, crudeltà, omissioni, ritardi, distrazioni, di cui sono colpevoli giovani e meno giovani. Sotto l’occhio stremato della bidella Angelica, donna raffinata, costretta in un angolo dalla vita. Con questo romanzo la scrittrice abruzzese conclama la sua parabola narrativa sotto l’egida di un marchio importante, dopo tanti titoli di qualità per editori piccoli e raffinati: <<Dimmelo adesso è la cronaca di una giornata scolastica particolare, quella in cui gli equilibri si rompono e il destino della giovane vittima di una gang di bulli, così come quello dei suoi persecutori, muterà in modo irrevocabile e drammatico>> spiega Falconi.

La vicenda è raccontata da Angelica, bidella laureata e donna bella, che ha scelto di fare la collaboratrice scolastica nella scuola media di provincia.

Credeva potesse essere una sistemazione provvisoria. Decisione che invece inaugura una serie di rinunce e scelte minoritarie che la condurranno trasognata sul limitare della giovinezza. Zavorrata dal matrimonio con un uomo passivo e opportunista, decisa a sacrificarsi pur di permettere al figlio di studiare a Bologna, Angelica si dibatte nel rimuginio ossessivo sulle occasioni mancate che hanno affossato, sentimentalmente e sul fronte professionale, la sua vita fino all’arida e temuta demarcazione della menopausa imminente.

Ha anche lei delle responsabilità?

Nella sua estenuante ricognizione del passato, trascura i suoi doveri di sorveglianza e sottovaluta i segnali di un dramma annunciato. Distratta e intempestiva testimone delle malefatte di un quartetto di bulli, perpetrate nei corridoi piantonati dai bidelli e non già nelle aule presidiate dai docenti, si dimostrerà inadempiente al proprio ruolo di anima e custode della scuola.

Ha dovuto studiare le dinamiche del bullismo per scrivere questa storia?

Sì, certo, il mio è un romanzo sul bullismo scolastico e virtuale e sulle possibilità di riscatto del femminile maturo. Ma voglio anche precisare che è un libro sulla paternità e sulla necessità dell’intervento delle figure adulte di riferimento nella vita dei ragazzi, laddove si creino situazioni disfunzionali.

Un romanzo-denuncia di scabra e feroce bellezza, il cui intento è scuotere senza fornire indicazioni esplicite per superare il male adolescenziale nella sua atroce complessità.

Eppure una chiave di volta c’è. Non nelle pagine, ma nel titolo.  L’imperativo del verbo dire e l’avverbio di tempo correlato parrebbero suggerire che non sussistono situazioni irrisolvibili, a patto d’essere franchi, comprensivi e autorevoli al momento opportuno.

 

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