Editoriale
Un pizzico di ottimismo. L’Editoriale di Giuseppe Marchetti Tricamo (Gennaio-Febbraio 2018)
di GIUSEPPE MARCHETTI TRICAMO
Tra i molti messaggi d’inizio d’anno che augurano di tutto, mi giunge quello di un amico di antica data, un bravo giornalista che è anche un noto e apprezzato scrittore. Pure lui, in verità, parte auspicando per il 2018 salute, fortuna, successi per me e famiglia, ma, poi, dando al proprio pensiero una prospettiva più ampia e rivolgendo lo sguardo verso l’orizzonte e il mondo, si limita a sperare che il nuovo anno non sia peggiore di quello passato. Lui, che ha lavorato in più di un continente, sa che c’è sempre qualcuno che al di là della speranza collettiva va in direzione opposta, che rema contro. Molti ritengono questo sentimento, al quale ci si affida per il futuro, piuttosto svalutato, come tra l’altro afferma Alessandro Baricco in un libriccino del 2013, Le parole esatte da cui ricominciare. Però, nelle stesse pagine lo scrittore torinese ricorda l’opinione del filosofo Ernst Bloch per il quale la speranza è invece un principio dinamico del reale. Tuttavia, “non ci si deve solo nutrire di speranza”, dice Bloch, “bisogna trovare in essa qualcosa da cucinare”. Magari con un pizzico di ottimismo, per consolidare le scricchiolanti fondamenta della convivenza, del confronto, della condivisione, della sobrietà e del volontariato.
Nel mondo, in ogni Paese, in ogni città c’è una parte che pensa e agisce positivo, ha fiducia e crede in sé stessa e negli altri, e un’altra che rimugina negativamente. Scegliere da che parte stare è semplice: staremo sempre con quella impegnata a contribuire a rendere migliori il mondo, l’Italia, le città e la nostra stessa vita. Di questo spicchio di realtà fa parte gente determinata, concreta, leale, fattiva, che difende ostinatamente i valori della società civile. “Donne e uomini che, giorno dopo giorno, affrontano, con tenacia e con coraggio, le difficoltà della vita e cercano di superarle” (il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di fine anno). Senza l’ottimismo sciocco degli irresponsabili, ma con la fiducia di chi sa che lavorando si costruisce (Corrado Augias, la Repubblica, 2 gennaio 2018).
Un impegno irrinunciabile per cittadini e per associazioni che hanno l’obiettivo di superare le diseguaglianze e di difendere i diritti dei deboli. A volte singoli e organizzazioni sono uniti nell’azione, come avviene tra il Rotary International e Bill Gates (fondatore di Microsoft) impegnati con successo negli ultimi sforzi per debellare la polio, attraverso nuovi finanziamenti da utilizzare per vaccinare oltre quattrocento bambini ogni anno, sorvegliare la malattia e intervenire per soffocare eventuali insorgenze. Il “servire il prossimo” è la motivazione forte che tiene insieme i rotariani e che è stata fatta propria anche da Gates, il quale ha sempre sentito l’obbligo di aiutare quanti vivono in condizioni di emergenza sanitaria o di povertà estrema. Tra i sodalizi filantropici c’è One, fondato da Bono Vox, superstar del rock e frontman della band irlandese degli U2, in collaborazione con undici organizzazioni umanitarie, da anni in prima linea per avviare politiche di sviluppo nelle zone più depresse del pianeta. Tra le azioni svolte, quella per portare l’acqua potabile in territori che ne sono privi, per favorire l’istruzione e per combattere la tubercolosi. Queste campagne sono sostenute dalle risorse finanziarie di Bono e dalle energie di numerosi giovani volontari.
Impegnarsi per promuovere il riscatto della vita degli altri non compete soltanto ai ricchi, ma riguarda ciascuno di noi. Per cosa possiamo impegnarci? Ad esempio per difendere l’ambiente da ogni assalto arrogante e distruttivo. Certo non tutti potranno imbarcarsi sulle navi di Greenpeace per ostacolare la caccia commerciale alle balene o per bloccare le trivelle fuorilegge che inquinano di idrocarburi il mare. Restando in terra ferma si può sostenere la campagna “salvaforeste”, acquistando i libri dei molti editori che, con spiccata sensibilità ambientale, sostengono la “deforestazione zero” usando carta riciclata e stampando presso aziende carbon free che si alimentano a energia solare, come la Grafica Veneta del tenace Fabio Franceschi.
Molti volontari si dedicano all’assistenza in favore delle vittime di epidemie, di catastrofi, di discriminazioni. Altri sono impegnati nella difesa dei diritti umani, nel sostegno alle disabilità, nel conforto agli anziani, nel migliorare le condizioni di vita dei bambini che vivono nei Paesi in guerra, nell’appoggiare iniziative d’integrazione degli esuli, nel dare un pasto caldo e un riparo dal freddo agli homeless. È lungo l’elenco di coloro che riempiono di contenuti la parola speranza. Dove non sarà possibile impegnarsi fisicamente, le nostre donazioni e i nostri contributi daranno alle associazioni di volontariato quell’indipendenza che si traduce in libertà di azione.
Il potenziale di solidarietà presente nella società civile non è affatto residuale (Guglielmo Giumelli, Dentro il volontariato, Il nuovo Melangolo) e tende a chiudere “i buchi lasciati dal settore pubblico” (Giangiacomo Schiavi, Corriere della sera, 31 dicembre 2017). Un’occasione che il nostro e gli altri Stati non devono farsi sfuggire, anzi, devono favorire. Così il nuovo anno (vedrai, amico mio scrittore!) sarà migliore di quello passato.
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