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Piersanti Mattarella: voleva il cambiamento, la mafia l’uccise

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Quanti ricordano quell’Epifania del 1980 quando a soli quarantaquattro anni Piersanti Mattarella, il coraggioso giovane Presidente della Sicilia, fu colpito a morte? Un libro per farlo conoscere ai giovani e per ricordarlo a tutti.

DI ANGELO SFERRAZZA

Alcuni anni fa a Palermo per una conferenza internazionale di televisioni del Mediterraneo, accompagnai amici francesi a visitare la città. Ai Quattro Canti li feci entrare nella vecchia Università dove mi laureai negli anni sessanta. Era giorno di lauree con il tradizionale clima di festa. I francesi curiosi volevano assistere. Entrammo nell’androne per salire la scalinata. Guardando a sinistra vidi una lapide con tanti nomi e a destra il piccolo busto di Piersanti Mattarella. Rimasi sconvolto e commosso, non sapevo di quella lapide. Piersanti Mattarella è stato uno dei commissari nella discussione della mia tesi. Vedendo quelle foto i francesi pensarono a morti in guerra. Spiegai loro che erano stati tutti studenti dell’Ateneo palermitano e che il busto era addirittura di un Presidente della Regione. Increduli commentarono: “sono tanti” e da bravi giornalisti capirono più da quella lapide e dal busto che da tanti saggi e studi su mafia e “dintorni”. La Sicilia terra anche di uomini coraggiosi e onesti e Piersanti Mattarella fu uno di questi. Quanti oggi ricorderanno quella fredda Epifania del 1980 quando a soli quarantaquattro anni il giovane Presidente della Regione Sicilia fu colpito a morte davanti alla moglie e ai due figli, mentre si accingevano ad andare a messa? Sono passati 35 anni, non così tanti, ma infiniti per la memoria del nostro Paese, labile, incerta e soprattutto colpevole. Come spiegare quel tempo ai giovani di oggi e rinfrescare la memoria ai più anziani? E come raccontare quei drammatici anni settanta se non si hanno ancora punti fermi e con i dubbi che pesano come macigni? Ma un elemento sicuro c’è: tutte le vittime erano per il cambiamento e consapevoli di agire pericolosamente come Piersanti Mattarella. Lo testimonia la sua prima completa biografia. A farlo è Giovanni Grasso con Piersanti Mattarella, da solo contro la mafia (ed. San Paolo), con la prefazione di Andrea Riccardi. Grasso ripercorre la intensa se pur breve vita di Piersanti Mattarella, la figura di cattolico e politico con radici lontane e robuste, legato alla Sicilia e convinto che questa terra poteva essere liberata dai suoi mali. Sicuramente l’azione di Piersanti Mattarella rappresentò il punto più alto di consapevolezza e progettualità, mai toccato prima e tantomeno raggiunto nel futuro. Il progetto di una Sicilia diversa, con la collaborazione di partiti che pur distanti fra di loro si ritrovarono insieme in quel progetto, un progetto difficile da far accettare ad un vasto spettro di forze avverse. Anzi questo progetto divenne il punto di incontro di tutte le trame che sconvolsero la fine degli anni settanta e a dar il via lento e inesorabile alla dissoluzione di forze politiche che in ruoli diversi, ma figlie della stessa Costituzione per quasi tre decenni avevano portato l’Italia a indiscutibili successi. Una metastasi, una trama oscura di corruzione, servizi più o meno deviati non solo italiani, estremismi speculari, logge massoniche anch’esse deviate e per questo ancor più pericolose, mafie ed altro ancora. Tutto ciò si trova rispecchiato nel delitto Mattarella, un “microcosmo”, come lo definisce Alfredo Galasso in La mafia politica Baldini e Castoldi 1993. Colpiscono le coincidenze con l’assassinio di Aldo Moro, al quale Mattarella era legato e naturale erede politico. A trentacinque anni dalla scomparsa di Piersanti Mattarella ciò che deve interessarci non è il “mistero” che ancora rimane su mandanti e autori del delitto, ma la sua personalità. Viviamo tempi di grande sbandamento, di perdita di orientamento e di quei punti fermi che seppur sconfitti, sconfitti non lo sono del tutto. La seconda parte degli anni settanta fu una spaventosa “carneficina” di uomini e idee, ma ci hanno lasciato testimonianze incancellabili. Scrive Andrea Riccardi nella prefazione “…(Mattarella) rappresenta una proposta di cultura politica al nostro tempo”. Ed è giusto sottolinearlo. Il libro di Giovanni Grasso contribuisce a far ritrovare una straordinaria personalità in parte dimenticata, come molte altre purtroppo. Grasso definisce Piersanti Mattarella “un democristiano diverso”. Ma se “diversi” fossero stati gli altri? 

 

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