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Nina pensò che l’avrebbe sempre amato

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Di Laura Musso

Africa, la Costa d’Avorio, antiche e nuove convenzioni che si intrecciano in una società ancora fortemente patriarcale, il fascino di una terra impregnata di mistero, tradizioni e spiritualità, ma anche una terra tormentata dalla guerra civile.

2010, dall’oblò dell’aereo Nina osserva il cielo,  “Di che cosa è fatto un paese?” aveva chiesto a Frédéric la sera prima di partire. “Non so […] Ricordi, suppongo”. Il colore della terra e del cielo, il sapore dell’acqua, i volti, l’amore e le delusioni, ma anche le profonde ferite lasciate dalla guerra; il paese non era più quello di prima, “per viverci era indispensabile rinnegare il passato”.

Poche ore  e Nina sarebbe arrivata  ad Abidjan, nella sua casa: se n’era andata da troppo tempo, forte la sensazione di aver vissuto in un tempo sospeso, ma avrebbe ritrovato “come sempre, ogni cosa al suo posto. Avrebbe solo dovuto posare la valigia e riprendere la propria vita là dove l’aveva lasciata. […] Ma questo era stato prima della guerra, prima della rivolta”.

Un pensiero la tormenta: tornava a casa per organizzare i funerali del padre, Kouadio Yao, un noto medico ivoriano, e “presto si sarebbe ritrovata davanti a coloro che aveva lasciato anni prima. In che modo l’avrebbero guardata?”.

Lunghe veglie, interminabili riunioni della grande famiglia paterna per organizzare il funerale, tutti sono coinvolti, il lutto ha riti elaborati: la religione cattolica, i tabù e le tradizioni ancestrali del culto degli antenati si sovrappongono; si devono rispettare le antiche convenzioni, ma anche conformarsi alle nuove convenienze sociali e politiche, essendo Kouadio un uomo conosciuto.

Il passato riaffiora alla memoria, Nina ripensa a suo padre e alla loro ultima conversazione: dall’aeroporto, una chiamata telefonica “che non avrebbe colmato il vuoto della sua presenza accanto a lui”. La distanza e la guerra li avevano tenuti separati, ma non solo. Nina scava tra le memorie famigliari e comprende di non conoscere nulla di suo padre, “erano stati enormemente distanti l’uno dall’altra: una distanza ben superiore alle migliaia di chilometri che li avevano tenuti lontani”.

Un romanzo intenso, i personaggi non sono descritti né fisicamente né psicologicamente, ma per mezzo del linguaggio denso di imagery e dei dialoghi, riusciamo ad immaginarli e a scoprire il loro io interiore. Véronique Tadjo, l’autrice di Lontano da mio padre, attraverso la storia di Nina, narrata in terza persona, ha soprattutto lasciato emergere – in modo palese o celato tra le righe –  uno spaccato della società africana a tutt’oggi, e in particolare della Costa d’Avorio: i problemi, le contraddizioni, il senso di appartenenza alla propria terra, fatta di cultura ancestrale e modernità.

 

Véronique Tadjo poetessa e scrittrice ivoriana, autrice di libri di narrativa anche per bambini e reportage.

 

Il sito WEB ufficiale: https://veroniquetadjo.com/

 

Lontano da mio padre sarà presentato mercoledì 29 marzo all’Università degli Studi di Torino

  

Véronique Tadjo

Lontano da mio padre

Introduzione di Franco Arato

Traduzione dal francese di Sergio Arecco

Genova, Città del silenzio, 2022, pp. 191, € 16,00

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