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Nella giornata internazionale della poesia Il blog di Eleonora Marsella propone “Resti di poesia” di Chiara Ortuso  

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Marzo è da sempre considerato quel mese dell’anno in cui il mutamento della natura, che lentamente si risveglia dal torpore invernale per aprirsi alla nuova vitalità primaverile, regala spesso punti su cui le opere poetiche si rifanno.

Non è di certo quindi un caso se la giornata dedicata alla poesia è affidata a questo mese.

Per l’occasione Il Blog di Eleonora Marsella vi propone la lettura di “Resti di poesia” di Chiara Ortuso, un’autrice che con le sue poesie sa incantare ogni lettore che nella poetica è costantemente alla ricerca del bello in tutta la sua forma, sia stilistica, sia strutturale e anche figurativa.

Per farvi comprendere meglio il livello di scrittura di questa autrice trovate qui una sua composizione intitolata “Infinito”:

 

Vorrei essere come libellula

incantata, volteggiando così

nell’intensità di un aere lindo,

di un orizzonte di canuta beltà.

Vorrei giocare ad occultarmi

con la brezza mentre il sole scoppia

disgregandosi nelle profondità

di incommensurabili acque.

Vorrei sopravvivere sepolta

nel prodigio di un istante eterno,

ma l’infinità non appartiene

a chi ricerca l’essenza del niente.

 

 

Per spiegarci meglio cosa sia la poesia e conoscere quindi meglio l’autrice, le abbiamo fatto alcune domande che potete leggere qui sotto. Scopriamo assieme il suo pensiero.

 

Come hai capito di voler scrivere un libro di poesie?

La poesia costituisce quell’orizzonte altro di senso che, per una mente avvezza alle questioni speculative e filosofiche, avrebbe potuto rappresentare un oceano di libertà e di emozioni poliedriche. Per queste ragioni la sottoscritta, dopo essersi cimentata in molteplici letture di poeti antichi e moderni, ha deciso di seguire e perseguire la meravigliosa strada del verso.

 

Quando ti è venuta l’idea di dare vita a questa tua opera e ci sono delle caratteristiche secondo il tuo parere fondamentali da avere per poter scrivere delle poesie?

L’ispirazione all’ars poetante è in me scaturita in seguito al lavoro di tesi intorno un grandissimo scrittore, nonché poeta maledetto, Arthur Rimbaud, il quale ha acceso nel mio animo la scintilla della poiesi; i miei studi classici hanno, inoltre, contribuito tantissimo nella decisione ultima di cimentarmi nella composizione di poesie. Nella scrittura di queste ultime ho sempre seguito i suggerimenti del grandissimo Paul Valéry che, riprendendo la teoria degli effetti di E. A. Poe e quella del verso donato di Mallarmè, sosteneva che il primo verso fosse “un regalo delle muse” e tutti gli altri frutto di un certosino e duro lavoro di ricerca e scrittura.

 

Cosa diresti a un aspirante scrittore che volesse iniziare a scrivere un libro di poesie?

Ad un aspirante scrittore di versi direi di abbandonarsi alla bellezza del suono musicale provocato dalla dolcezza delle parole che si legano per formare il medesimo verso e alla contezza del senso causato dall’intreccio delle figure e delle immagini evocate dagli stessi fonemi.

 

Se dovessi descrivere con una sola parola il concetto di poesia quale sceglieresti e perché?

Credo che il termine in grado di racchiudere appieno il concetto di poesia sia bellezza. “La poesia è l’arte di fare entrare il mare in un bicchiere”, sosteneva Italo Calvino, riferendosi alla sua straordinaria potenza evocativa capace di produrre nell’animo del lettore quel sentimento del bello, inteso kantianamente quale accordo tra sensibilità ed intelletto. Definizioni queste in grado di sfiorare senza mai esaurire totalmente la grandezza e la complessità di ciò che significa “fare poesia”.

 

Ringraziamo Chiara per le sue cordiali risposte e speriamo che vi siano piaciute. Vi ricordiamo che l’opera “Resti di poesia” potete ordinarla su Amazon. Qui sotto invece potete trovare la sua sinossi.

 

RESTI DI POESIA di Chiara Ortuso

Per Chiara Ortuso la poesia sembra essere arrivata proprio così, come la necessità di un oltre, qualcosa che forse, inizialmente – ci permettiamo di dire – ha voluto provare, sperimentare, magari con diffidenza, con un filo di distacco, ma che, invece, le era già diventata suono ammaliante, suadente, pronto ad irretirla. E così è stato, la poesia si è avvinghiata alla sua penna, ma ci sembra anche che l’autrice sia riuscita, in un certo senso, a domarla, mantenendo le sue regole, rimanendo connessa, più che legata, al mondo dei suoi saperi, delle sue conoscenze, dando vita così ad una poesia estatica ed estetica, ricca di parole rigogliose e suoni raffinati, ricercati, che sembrano vivere in un limbo unico, una nuova dimensione, via d’incontro impossibile tra universi creativi paralleli.

(Nadia Boioni)21

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