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Monina contro Vannacci

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Nel primo capitolo del suo mirabile librino (meno di 200 pagine), Il mondo per il verso giusto. Le cose come stanno edito da Moralia del Gruppo Fanucci, Michele Monina – di prima professione, saggista e critico musicale – cita lo zeitgeist, parola tedesca che si riferisce allo spirito dei tempi. Brutti tempi, quelli tutti si pensano, e lo spacciano sui loro canali social, esperti di tutto, solo per il fatto di avere il mondo a portata di Google. E poi c’è il fenomeno, il mostro in senso latino, di un generale del nostro esercito che s’improvvisa giudice supremo e si mette a processare il mondo, soprattutto quello delle minoranze, in un suo scomposto libro di auto pubblicazione. A lui Monina a deciso di rispondere nel suo appassionato e composto pamphlet:

<<Ho cominciato a scrivere di musica, ormai venticinque e passa anni fa, proprio perché stavo cercando un campo che mi desse agio di raccontare non solo la mia grande passione, la musica, ma anche il mondo circostante. I Cultural Studies, infatti, erano la base dalla quale partivo per spingermi in un campo in Italia più che altro in mano ai giornalisti musicali, gente più interessata a veicolare notizie che a azzardare analisi che sfociassero anche nel sociale. Oggi, a cinquantaquattro anni, credo che lasciare momentaneamente da parte la critica per occuparmi solo di società sia una forma di dovere morale. Anche perché, credo, chi in genere si occupa di questi argomenti ha poco interesse a esporsi, magari anche a ragione. Detto questo, sì, credo che non stiamo vivendo un gran bel momento, se è vero che il libro più letto è proprio Il mondo al contrario>> afferma l’autore.

  • Il libro di Vannacci cosa dice dello stato della lettura in Italia?

Credo che il generale Vannacci abbia fatto un classico esempio di quelli che Gian Arturo Ferrari, per lungo tempo alla guida del gruppo Mondadori, chiamava libroidi, un libro, cioè, che si rivolge a non lettori, spesso scritto da non scrittori. Abbia così intercettato uno spicchio, certo numeroso, di società che altrimenti si sarebbe limitata a fare quei discorsi, più o meno metaforicamente, al bar. Anche il linguaggio usato nel libro, del resto, è da bar, scritto di pancia per chi di pancia pensa e di pancia, stavolta, legge. L’editoria, che ha intercettato Il mondo al contrario solo dopo che aveva già fatto il botto, è stata più che altro spettatrice, un libro autopubblicato non ha fatto tutti quei passaggi che un libro normalmente fa, quindi editing, correzione di bozze e anche passaggio presso l’ufficio legale, perché altrimenti certe cose non le avremmo sicuramente lette, non per censura, ma per buon senso, tanto per citare il generale Vannacci stesso.

  • E dei diritti civili?

I diritti civili in Italia se la passano male da tempo, è cosa già nota. La cosa che stupisce, leggendo il libro del generale e pensando anche al plauso arrivato da più parti, è come vi si sia accaniti proprio nei confronti di chi ancora non ne ha usufruito, gli emarginati, i discriminati, le minoranze. Come se per una volta, invece che difendere i più deboli, si fosse stabilito di difendere i più forti, che per altro di difesa non avrebbero nessun bisogno.

  • Il diritto all’odio è un’affermazione che dovrebbe far accapponare la pelle a tutti.

L’idea che, a partire dall’art. 21 della Costituzione, si sia in diritto di dire qualsiasi cosa è un errore piuttosto marchiano, non saprei dire se fatto inconsapevolmente o con un po’ di malizia. Così come è un errore, ma stavolta propendo addirittura per la malafede, quel voler confondere in un gergo colloquiale la parola “normale” con la definizione più corretta “maggioritario”. Arrivare a dire che sia da rivendicare il diritto all’odio, per altro citando un passaggio controverso dell’ultima Fallaci è una aberrazione, che per altro spinge l’accelleratore proprio verso una deriva discriminante e carica di tutti quegli ismi che a gran fatica negli ultimi tempi si è provato a eliminare dal nostro vocabolario.

  • Lei non si sente un po’ don Chisciotte contro i mulini a vento della folla che ha acquistato quel libraccio?

Da un punto di vista romantico mi piacerebbe dire di sì, ma nei fatti credo che a volte sia molto pragmatico rimboccarsi le maniche e non tirarsi indietro quando c’è da difendere i propri ideali. Qualcosa di molto concreto e molto poco idealista. Certo, una vena di follia potrebbe anche starci, perché la comodità del mandare avanti gli altri a volte è impagabile, ma dopo anni di scontri anche verbalmente violenti coi fan dei cantanti che mi sono trovato a stroncare direi che posso ritenermi pronto a tenere testa ai fan del generale Vannaci, anzi, spero di poter tenere testa dal vivo anche al generale stesso, se accetterà un confronto.

  • Chi sono i più danneggiati da quella pubblicazione?

Dirò una cosa impopolare, ma temo che nessuno verrà realmente danneggiato da quel libro, perché chi l’ha letto già la pensava in quel modo, i pensieri espressi sono troppo radicali, seppur confusi, da permettere un convincimento dell’ultima ora. Certo, trovare quelle idee dentro un libro potrebbe rafforzare in qualcuno la convinzione che sia tutto sacrosanto, come quando una volta ci dicevano che una cosa detta in una pubblicità era vera perché “l’hanno detto in tv”, ma resto abbastanza convinto che la maggioranza degli italiani la pensino più come me che come lui.

  • Vannacci ha mostrato un volto inquietante degli elettori di destra?

Non credo che il lettore tipo di Vannacci sia un classico elettore di destra. Penso semmai che abbia chiamato a raccolta degli scontenti dalla Meloni, perché Vannacci è assolutamente antiatlantista, seppur provi ogni tanto a dire il contrario. L’idea che ci sia gente più a destra del governo attuale potrebbe suonare sinistra, scusate il gioco di parole, ma un astensionismo così alto deve pur nascondere delle sacche di estremisti che possono pensare che i gay non sono normali, che la Egonu non è italiana e che gli ambientalisti sono dei beoti e dei terroristi.

  • Ma la sinistra ha reagito con la giusta determinazione?

La sinistra, sempre che ce ne sia ancora una, ha fatto da detonatore al libro, perché su questo convengo col generale, se non ne avessero inizialmente parlato così male non se lo sarebbe calcolato nessuno. Non dimentichiamo che è un libro autoprodotto. Anche i tanti librai che dicevano a gran voce “noi non vendiamo il libro di Vannacci” hanno fatto il suo gioco, in primis perché non avrebbero anche volendo potuto venderlo, visto che Amazon non lo ha distribuito alle librerie e che Il cerchio lo ha pubblicato in libreria solo il 20 settembre. Tutta questa critica ha attivato l’attenzione dei tanti infastiditi da quella che erroneamente indica come una sorta di dittatura di sinistra, col risultato che il generale ha fatto bei soldi e che ora è ospite fisso in quei programmi beceri che alle sue idee da sempre fanno da cassa di risonanza.

  • Con il suo libro che risultati vi attendete?

Non ho idea. Da una parte penso che sia necessario dare un’altra versione del mondo, quella giusta, appunto. E credo anche che chi la pensa come me sia più avvezzo a frequentare le librerie. Dall’altra penso che non avrò i giornalisti di destra a tirarmi la volata come è successo a Vannacci, quindi tocca augurarsi che il passaparola faccia il suo lavoro.

 

 

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