Articoli & Approfondimenti
Materiali resistenti e il dolore della fine di un amore
di Elena D’Alessandri
Dall’autrice di ‘Ultracorpi’ e ‘Corpi di Ballo’, Francesca Marzia Esposito, un romanzo doloroso e pungente sulla fine di un amore e le sue conseguenze, ambientato in una Milano apocalittica.
La fine di una storia porta sempre con sé una buona dose di dolore. Non solo quando si è lasciati, ma anche quando si lascia, nella consapevolezza che non ha più senso andare avanti. È quello che succede a Quintana, la protagonista del nuovo romanzo di Francesca Marzia Esposito – edito da Harper Collins (221pp, 18,50Euro) – che, con lucidità, decide di porre fine alla storia con Mauro, il suo compagno da oltre due anni; tuttavia, stante la consapevolezza, nei mesi successivi Quintana piomba in un baratro di depressione e apatia. L’appartamento della periferia milanese dall’aspetto fané – dimora di un’anziana da poco deceduta che glielo ha lasciato in eredità – diventa la sua gabbia; lì Quintana, con l’animo in frantumi, trascorre le giornate nel ricordo di quel che non ha più, inseguendo, ossessivamente, gli scorci di vita che Mauro pubblica sui social sulla sua nuova fiamma. A cercare di distoglierla da questo atteggiamento passivo e autodistruttivo Leona, la vicina del piano di sopra, una fotografa dalle forme generose, che, dopo la rottura con il compagno, ha sviluppato una vera e propria ossessione per il writer Buz di cui non è nota l’identità. Ed è sempre Leona che la convince a recarsi al consultorio di zona per avere un aiuto psicologico, peraltro gratuito. Ed è qui che, sebbene l’incontro con il superficiale Dottor S. si rivelerà palesemente inutile, a causa del disinteresse del professionista verso una paziente ‘non pagante’, l’appuntamento settimanale con lo specialista costituirà per Quintana l’occasione per uscire di casa e riconnettersi al mondo, o almeno ad una parte di esso. Infatti, al di fuori del consultorio incontrerà Cora, la ‘ragazza sfinge’, la quale sembra avvolta da un’aura di tristezza, in un atteggiamento d’attesa perenne: di qualcosa o di qualcuno. Ed è così che Quintana, Leona e Cora, ciascuna con le proprie fragilità, diversità, si ritroveranno ben presto accomunate dalle stesse voragini emotive.
Materiali resistenti racconta in modo crudo e sincero il dolore di Quintana, che è il dolore di chi resta e le sue macerie interiori, in un contesto in cui i social rendono la mancanza ancora più tangibile e la disperazione più marcata di fronte alla sopravvivenza dell’altro, capace di voltare pagina e costruirsi nuovi percorsi.
La narrazione, che ancora una volta si dipana attraverso una scrittura chirurgica, intima e affilata tipica dell’autrice, si snoda in una Milano apocalittica, tra i picchetti degli attivisti pro-Cement che raccolgono firme per ostacolare la costruzione di nuove aree verdi e una tempesta che, senza preavviso, sembra spazzare via tutto, lasciando una pace surreale e forse lo spazio per nuovi inizi.

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