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Mantova: vent’anni di Festivaletteratura

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Venti anni di Festivaletteratura! Venti anni sono un importante traguardo e un momento di passaggio, in cui si guarda avanti con la consapevolezza di avere fatto un percorso e di avere proposto una formula di progetto culturale e organizzativo che negli anni ha mutato il modo di intendere e di vivere le manifestazioni e le produzioni culturali del nostro Paese.

Mettere scrittori e lettori in uno stesso discorso: questa senz’altro è l’unità di base su cui si regge ancora oggi la grammatica del Festival. Traducendo una fortunata formula anglossassone, Festivaletteratura ha annullato le distanze tra chi scrive e chi legge senza confondere i ruoli e ha aperto una relazione a doppio senso di percorrenza. In ogni incontro gli autori sono chiamati a mettersi in gioco di fronte a un pubblico che ascolta, chiede, rilancia. Attraverso questa formula semplice e oggi ampiamente diffusa, Festivaletteratura ha saputo soprattutto intercettare e dare espressione a un sentito bisogno di confronto su questioni che la letteratura – e non solo quella –  propone e mette in discussione.

Negli anni la definizione del programma si è trasformata in un lavoro di produzione aperto ogni volta a collaborazioni diverse, grazie al quale Festivaletteratura ha potuto proporre contenuti, spazi laboratoriali e officine progettuali svincolati dalle logiche del libro novità e con un coinvolgimento di pubblico sempre più attivo.

Gli stimoli e le conferme arrivate dal pubblico hanno dato il coraggio per provare modalità d’incontro sempre più originali. Con blurandevù sono saliti sul palco a far domande agli autori ragazzi con meno di vent’anni, con le lavagne si sono portati in piazza esperti a spiegare i fondamenti delle proprie discipline, si è chiesto agli scrittori di donare una parola della propria lingua e ne è nato il vocabolario europeo, e ancora si è dato vita alle retrospettive sugli autori, ai translation slam, e a cento altre formule mutuate poi felicemente da altre manifestazioni in tutta Italia.

Appassionato è stato anche  il lavoro sui progetti dedicati ai bambini: il Festival – fin dalla prima edizione – non solo ha rivolto una particolare attenzione a questa fascia di pubblico, ma ha accuratamente evitato di fare degli appuntamenti per i lettori più giovani una sezione a parte. Gli incontri per adulti e ragazzi  si presentano nel programma volutamente mescolati, con un travaso di autori e formule da un pubblico all’altro.

Festivaletteratura è diventato con soddisfazione anche un terreno dove vengono concepiti nuovi progetti destinati a svilupparsi altrove. Dagli incontri più o meno casuali tra gli scrittori presenti a Mantova nascono spesso idee per l’anno successivo o si iniziano a pensare libri, spettacoli, persino festival letterari che vedranno la luce lontano da Mantova. Il clima che si respira fa bene agli scrittori, e peraltro gli scrittori restano i migliori e più convinti ambasciatori di Festivaletteratura nel mondo.

Festivaletteratura ha in qualche modo anche riscritto la città: ha colto la vocazione dei suoi spazi storici e li ha restituiti alla loro funzione civile, ne ha interpretato la misura urbana come dimensione ideale per favorire il dialogo e la prossimità. Sono 160 i luoghi che in vent’anni il Festival ha aperto agli incontri: Mantova ne è così uscita con una mappa completamente nuova, e forse con una coscienza diversa.

PRE FESTIVAL
Il festoso corteo con cui si è pensato di accompagnare questa speciale ricorrenza si è avviato già da febbraio di quest’anno: scrittori e artisti sono scesi a Mantova – insignita del titolo di Capitale Italiana della Cultura 2016 –  per colorare di Festival già i mesi invernali e primaverili di questo ventesimo anno. E la ventesima edizione di Festivaletteratura si aprirà proprio con una grande, travolgente sfilata per le vie della città imbandierate a festa: per domenica 4 settembre sono attesi a Mantova da tutto il mondo molti dei 5000 volontari che hanno dato vita ed energia al Festival dal 1997 ad oggi. Musiche, canti, manifestazioni di gioia, tripudio di coriandoli e di fazzoletti agitati al vento per salutare e dire grazie a chi si è fatto blu per Festivaletteratura, a chi – tolta la maglietta – ha fatto tesoro dell’esperienza del Festival in nuovi, entusiasmanti progetti. Chiusa la parata – che sarà preceduta sabato 3 settembre a Palazzo San Sebastiano da un’anteprima con Jonathan Safran Foer, tornato al romanzo dopo undici anni – il Festival tornerà alla sua sorprendente normalità, nei canonici cinque giorni che quest’anno vanno da mercoledì 7 a domenica 11 settembre, ponendo la letteratura al centro e facendone ancora una volta lo spazio in cui ritrovarsi.

IL FESTIVAL
Il filo conduttore di Festivaletteratura resta la scrittura, e in questa edizione per molti narratori si tratta di una scrittura radicata nella vita: prima di tutto personale e identitaria, con memoir e microstorie, saghe familiari e auto-fiction. Nell’assenza di coordinate certe nella contemporaneità, la letteratura si offre per molti autori come uno strumento per trovare un posto nel mondo, per ricollocare la propria esperienza. Ecco arrivare al Festival autori come l’irlandese Edna O’Brien, i premi Pulitzer americani Roger Rosenblatt e Philip Schultz, la vincitrice del Prix Goncourt Lydie Salvayre, Charlotte Rampling e Dany Laferrière, autore di romanzi d’impronta autobiografica e primo scrittore di origine haitiana a diventare accademico di Francia; la francese Linda Lê e l’irlandese Maggie O’Farrell che parleranno di maternità e la giovane scrittrice Louise O’Neill, autrice di un distopico romanzo che ha profondamente scosso il pubblico anglosassone.

Quest’anno inoltre Festivaletteratura inserisce in programma un focus dedicato  alla letteratura canadese, che dimostra avere grande vitalità nel panorama internazionale: oltre al già citato Laferrière, saranno al Festival la poetessa e narratrice Jane Urquhart; Alan Bradley, affermato autore di storie di mistero; Frances Greenslade, scrittrice che di recente ha felicemente esordito nel romanzo e Allan Stratton, noto per i suoi libri rivolti al pubblico degli adolescenti.

Sempre la scrittura, che si radica però nella realtà attuale, sarà rappresentata da poeti, narratori e intellettuali che daranno voce a esodi, frontiere, ridefinizioni identitarie, ma anche allo stato del nostro pianeta, ai cui cambiamenti climatici sono legate spesso le migrazioni dei popoli. Il Festival proporrà agli autori presenti di dedicare qualche minuto del proprio incontro per suggerire quale azione la letteratura può compiere per fare crescere una nuova sensibilità ambientale. Sui temi legati alle migrazioni interverranno più direttamente, tra gli altri, Gazmend Kapplani, Jenny Erpenbeck, Juan Villoro, l’algerino Boualem Sansal. Il Mediterraneo è il protagonista principale di questi  racconti, come  luogo  di  relazione e di  contagio  culturale  di cui parleranno per esempio  il francese Mathias Enard o Franco Cardini; ma si guarda anche più lontano, alla storia recente dell’America Latina con Juan Gabriel Vásquez e Paco Ignacio Taibo II o all’oriente del coreano Jung-Myung Lee. E proprio sulle migrazioni verrà allestito un infopoint in piazza delle Erbe,  realizzato in collaborazione con Open Migration e Forensic Oceanography, che fornirà gli strumenti di base per crearci un’opinione più consapevole. Non a caso quest’anno la città in libri è Alessandria d’Egitto, fascinoso crocevia di lingue, religioni e idee di libertà.

Dal racconto del reale alla realtà aumentata
Storie di videogame è la prima spedizione esplorativa che il Festival compie nelle forme di narrazione dell’universo videoludico. Nello spazio delle Cantine di Vincenzo Gonzaga sarà possibile  entrare in mondi virtuali e conoscerne le strutture grazie a una serie di incontri, laboratori e “sessioni di avviamento critico” ai videogiochi. Si rifletterà anche su questioni di filosofia, semiotica, estetica e libertà di espressione con i contributi di Isabelle Arvers, Andrea Babich, Matteo Bittanti, Fabio “Kenobit” Bortolotti, Andrea Dresseno, Riccardo Fassone, Gabriele Ferri, Stefano Gualeni, Mauro Salvador, Valentina Tanni e We Are Müesli e alla partecipazione straordinaria di Tullio Avoledo e Davide Morosinotto. Per tutta la durata del Festival sarà attiva una sala giochi evoluta, a cura dell’Archivio Videoludico della Cineteca di Bologna, con una particolare attenzione alle punte più avanzate della produzione indie contemporanea, ma senza trascurare l’importanza ormai archeologica delle console a 8 bit.

Festivaletteratura prosegue la sperimentazione del discorso narrativo con i prototipi, l’officina rivolta alla creazione di nuove forme del libro per l’era digitale. Anche quest’anno il laboratorio, con la partecipazione di giovani tra i 18 e i 32 anni, inizierà la sua attività nelle settimane antecedenti al Festival, presentando nel corso della manifestazione i primi risultati della ricerca, sotto la supervisione dell’architetto e designer Riccardo Blumer. La progettualità di quest’anno partirà dai sistemi di scrittura automatica e di narrazione accompagnata che agiscono in rete sui dati che noi forniamo più o meno volontariamente. Sulle tematiche legate alle nuove tecnologie si aggiungono gli incontri con Alec Ross, già consigliere per l’innovazione di Hillary Clinton, e Evgenij Morozov.

Anche gli autori del passato offrono le domande giuste da rivolgere al proprio tempo, e dunque, nell’anno delle celebrazioni shakespeariane, Jeanette Winterson e Howard Jacobson tornano al Festival per portare la propria riscrittura rispettivamente di Il racconto d’inverno e Il mercante di Venezia, mentre un’articolata antologia shakespeariana è al centro del recital della poetessa Patrizia Cavalli. Cees Nooteboom si raccoglie in meditazione sulle tombe dei poeti, Senel Paz si confronta con Garcia Marquez, lo scrittore argentino Alan Pauls con Jorge Luis Borges. L’accademico di origine libanese Amin Maalouf cerca di delineare, in un dialogo con il pensiero dei grandi dell’Académie française, il profilo di un’identità francese oggi più che mai in evoluzione, in un anno in cui al Festival la presenza d’oltralpe è particolarmente significativa (tra gli altri, Christophe Bataille, Sorj Chalandon, Christophe Léon e Guillaume Musso). Nello stesso solco si colloca l’intima lettura di Nanni Moretti del romanzo epistolare Caro Michele di Natalia Ginzburg, nel centenario della nascita della scrittrice.

Un rapporto con la memoria sarà tentato quest’anno anche con L’immagine della città, il nuovo progetto che prosegue la consolidata collaborazione con l’Archivio di Stato di Mantova con cui Festivaletteratura lancia una campagna universale di documentazione fotografica della città da consegnare collettivamente alla posterità. Gli scatti fotografici raccolti saranno commentati da esperti di diverse discipline – Domenico De Masi, Giuseppe Mazza, Luca Molinari – per comprendere che idea abbiamo di città e che cosa vogliamo salvare del nostro tempo presente per il futuro.

Dalle memorie per il futuro alle intuizioni scientifiche che cambiano la nostra percezione del mondo. L’osservazione delle onde gravitazionali annunciata all’inizio di quest’anno, che rappresenta una conferma della Relatività Generale esposta da Einstein nel 1915, dà al Festival l’occasione per interrogarsi su che cos’è una scoperta scientifica (qual è il suo valore e il suo rapporto con la verità) e come si opera oggi per arrivarci attraverso una serie di incontri per adulti e bambini e di lavagne a illustrare con la partecipazione di alcuni scienziati protagonisti questa eccezionale avventura della conoscenza.

Al racconto della moda nella letteratura italiana di Otto e Novecento è dedicata la biblioteca elegante, curata da Luca Scarlini e realizzata in collaborazione con la rete dei sistemi bibliotecari della provincia di Mantova e la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze: se è conosciuto l’apporto delle avanguardie e correnti artistiche allo sviluppo di una delle più grandi avventure creative e industriali del nostro Paese, meno noto lo è il contributo dato da grandi scrittori, tra cui Alberto Arbasino, Lucio Mastronardi, Irene Brin, Gabriele D’Annunzio, Mario Soldati.

Festivaletteratura ha sempre dedicato attenzione particolare ai bambini – che a Mantova sono stati interlocutori privilegiati di autori come Toni Morrison, Hanif Kureishi e David Grossman- e anche quest’anno tanti sono i progetti: dal viaggio intorno al pianeta partendo da Il giro del mondo in ottanta giorni di Jules Vernes a cura di Teatro Sotterraneo, all’atteso ritorno di Dario Moretti con Le avventure di Pallina, dai laboratori per diventare artisti di Fausto Gilberti ai grandi nomi della letteratura per ragazzi, tra cui Martina Wildner, vincitrice nel 2014 del Deutscher Jugendliteraturpreis, l’islandese Thórarinn Leifsson e – per i piccolissimi – la scrittrice e illustratrice francese Magali le Huche e di Mo Willems, popolarissimo autore delle storie di Reginald e Tina.

La festa continua anche la notte. Nello splendido chiostro del Museo Diocesano aprirà Festivaletteratura Music Hall, uno spazio in cui ritrovarsi dalle 22 in poi, per godersi la buona musica. Si alterneranno Banda Rulli Frulli, Bob Corn, Go Dugong, Dj Rocca, e altri gruppi della scena musicale indipendente italiana ed europea. Un concerto e un incontro celebreranno uno dei giganti del progressive rock inglese, Robert Wyatt, di cui sarà al Festival il biografo ufficiale Marcus O’Dair. Ogni giorno all’ora di pranzo, nella cornice del Teatro Bibiena, sarà invece offerto un momento di rinfresco musicale cameristico dai giovani maestri francesi dell’Hermès Quartet. Il programma sonoro del Festival prevede inoltre l’improbabile e stonata esibizione dell’orchestra Bogoncelli diretta da Paolo Nori; il concerto per due contrabbassi e slogan di protesta di Giuseppe Antonelli, Ferruccio Spinetti e Raffaello Pareti; la ricerca tra musica e matematica di Eugenia Cheng; lo spettacolo di Moni Ovadia su Enzo Jannacci; il confronto sull’interpretazione tra diritto e musica che vedrà Gustavo Zagrebelsky al pianoforte e Mario Brunello al violoncello; il duetto operistico tra Bruno Gambarotta e Giovanni Bietti; le Preghiere degli animali dell’Arca lette da Milena Vukotic e accompagnate al pianoforte da Angela Annese; la soirée son et lumière di Luca Scarlini su Sara Copia Sullam, il ritorno di Massimo Puglisi e naturalmente la serie serale delle lavagne musicali in piazza Mantegna.

Infine, per festeggiare questo passaggio dei vent’anni, il Festivaletteratura ha invitato grandi scrittori a tornare, tra cui Julian Barnes, Jonathan Coe, Jay McInerney, Alain De Botton, e – con la complicità di Federico Taddia – ha chiesto a venti degli autori ospiti di raccontare il libro che ha accompagnato i loro vent’anni, che ha permesso a ciascuno di loro di prendere coscienza delle aspirazioni, dei sentimenti e delle paure che attraversano quell’età, il libro la cui sola lettura segnava allora (o ancor oggi) l’ingresso ufficiale nella gioventù. Beppe Severgnini ricorderà invece gli amici assenti, tutti gli autori che sono passati al Festival e che oggi non ci sono più, attraverso le immagini e le registrazioni video conservate presso l’Archivio di Festivaletteratura.

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