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Librerie

Le librerie sfidano la crisi e si reinventano il futuro

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Alberto Galla

Per Alberto Galla, presidente dell’ALI, il libraio dovrà sempre di più fare delle scelte. Una via può essere la specializzazione, ad esempio una libreria che voglia specializzarsi nel settore delle vacanze potrebbe offrire dei servizi come un’agenzia di viaggi o la possibilità di effettuare un noleggio di barche.

di Maria Rosaria Grifone

La crisi non risparmia neppure le librerie. Non sono a rischio soltanto posti di lavoro e volumi d’affari; sono pezzi di città che svaniscono, luoghi di aggregazione che vanno perduti, un patrimonio di cultura e di storia che si impoverisce. Il libraio del futuro dovrà sempre di più fare delle scelte. Una via può essere la specializzazione. Per esempio proporre la vendita di libri ad unico prezzo o la vendita di testi scolastici ed universitari, organizzarsi come libreria-circolo culturale o, perché no, nella forma di libreria mobile, itinerante o addirittura di libreria virtuale, on-line. Insomma, anche se le librerie nella loro forma tradizionale non rappresentano un’attività nuova e originale, è possibile dare a questa attività alcuni connotati di innovazione.Parlare di specializzazione per una libreria può sembrare un tema apparentemente semplice. In realtà, non è automatico che la specializzazione possa fare uscire la libreria dalle secche della crisi – ci spiega Alberto Galla, Presidente dell’Associazione Librai Italiani – perché è una scelta che può comportare delle opportunità ma anche delle minacce. Sicuramente, per far sì che la libreria vada incontro alle esigenze del cliente non ci si può fermare al modello tradizionale. Inoltre la libreria specializzata richiede maggiore competenza e preparazione culturale da parte del libraio e un’approfondita conoscenza del settore in cui si vuole operare. Accanto alla vendita dei libri, poi, è opportuno offrire una serie di servizi correlati. Il cliente è nomade: se trova anche i servizi oltre ai libri, sposa la libreria. È necessaria dunque una grande dose di innovazione ma anche di contaminazione”.

Quali possono essere le scelte vincenti in questo campo?

La competenza del libraio è sicuramente molto importante. Oltre a ciò, è necessario che anche il personale che lavora in libreria sia all’altezza e quindi deve essere altamente formato. Ovviamente, bisogna mettere in conto anche questi costi nel momento in cui si decide di intraprendere la strada della specializzazione. Volendo fare degli esempi, poi, una libreria che voglia specializzarsi nel settore delle vacanze potrebbe offrire dei servizi come un’agenzia di viaggi o la possibilità di effettuare un noleggio di barche oppure la vendita di oggettistica correlata al tema. Nell’ambito delle librerie per ragazzi, che è un settore che risente meno della crisi, è necessaria invece una forte competenza nel campo dell’educazione. Spesso chi apre una libreria specializzata in questo settore ha già fatto esperienze nell’ambito dell’animazione o del teatro per ragazzi, e anche questo può aiutare.

Ritagliarsi una specializzazione, una nicchia, è l’unica strada percorribile per le librerie indipendenti per non soffrire la concorrenza dei grandi gruppi?

Certo. Se la passione, da sola, non è una condizione sufficiente, è però necessaria. Nel momento in cui la libreria ha una dimensione troppo limitata, la libreria fa fatica a combattere la concorrenza dei grandi gruppi, ma la competenza e la specificità possono fare la differenza. Per le piccole librerie è molto importante anche la personalizzazione del rapporto.

La volontà delle librerie di reinventarsi può portarle a snaturarsi? In particolare, cosa pensa della combinazione libreria-bar o dell’accostamento cibo-lettura?

Non sempre l’abbinamento libreria e cibo è vincente e non credo che sia risolutivo per migliorare la realtà delle librerie. Il mondo della somministrazione di cibi e bevande è infatti molto complesso. Perciò la scelta migliore secondo me è quella di affidare ad altri la gestione della sezione food all’interno della libreria, avendo ovviamente gli spazi adeguati. In ogni caso, è un discorso complesso da gestire in maniera molto accurata.

Oltre alla specializzazione, quali sono gli altri strumenti a disposizione delle librerie in un periodo di crisi economica?

La libreria deve riscoprire la sua antica vocazione. Deve cercare di raggiungere anche i lettori che non vengono abitualmente in libreria attraverso iniziative culturali, oppure legandosi al territorio. Insomma il libraio non deve essere un semplice commesso di un negozio, non deve restare chiuso in libreria ma deve rincorrere i propri clienti in un momento in cui per i lettori ci sono tanti motivi di infedeltà offerti dalle nuove tecnologie. Per fortuna, i librai italiani sono capaci di resistenza e di reazione.

Qual è all’estero la risposta dei librai alla crisi?

Sostanzialmente all’estero c’è la stessa situazione. Negli Stati Uniti la crisi ha toccato anche le grandi catene. Però, dopo lo tsunami degli ultimi anni causato dall’arrivo degli e-book, le librerie stanno ripartendo e stanno riscoprendo il loro ruolo tradizionale e consolidato. Ad esempio, in Gran Bretagna la catena Waterstone’s si è rivolta ad un libraio indipendente, James Daunt, e lo ha nominato direttore generale  per recuperare l’aggancio con la qualità del servizio e con la competenza.

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