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Io sono vulnerabile, viaggio attraverso l’arte e la vulnerabilità

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All’Istituto Italiano di Cultura di Parigi fino al 29 novembre in esposizione il progetto di Sergio Mario Illuminato

Da oggi al 29 novembre, l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi (Hôtel de Galliffet, al 50 rue de Varenne) presenta “Io sono vulnerabile, fallire è una conquista – arte è amare l’errore”, una pratica performativa transdisciplinare curata da Sergio Mario Illuminato, che spazia dalla più recente sperimentazione artistica alla creatività emergente delle scuole e delle accademie europee.

Io sono vulnerabile” è un viaggio attraverso l’arte e la vulnerabilità compiuto in diversi capitoli. Iniziato attraverso una residenza d’artista all’ex Carcere Pontificio di Velletri lo scorso gennaio, il progetto prosegue a Parigi per poi continuare, il prossimo dicembre, a Roma, presso gli spazi del Museo Storico di Villa Altieri. Nella prestigiosa cornice francese, un gruppo di artisti di ‘materia viva’ comporrà un mosaico espressivo, utilizzando formati e linguaggi transdisciplinari per esplorare il tema della vulnerabilità umana come strumento di coesione sociale e civile.

Pittura-scultura e fotografia-cinema dialogheranno con la realtà, invitando il visitatore a guardare oltre gli incubi del ventunesimo secolo e a cercare stimoli più profondi per illuminare futuri alternativi. Nel giardino progettato dall’architetto Luigi Moretti, gli Organismi Artistici Comunicanti, caduti dal cielo con una presenza fragile e informale, evocheranno le ‘rovine’ della quotidianità contemporanea, mentre la luce naturale metterà in risalto scatti fotografici di Terre Rare, immerse tra celle decadenti e scritte incise dai reclusi. La musica e il suono, elementi cruciali dell’installazione, accompagneranno il pubblico in un’esperienza sensoriale completa, ispirata alle teorie di Maurice Merleau-Ponty.

Tra i dispositivi artistici presenti, Jonchets, o Sciangai, un’opera collettiva, a cura delle giovani artiste dell’Accademia di Belle Arti di Roma, che invita a non arrendersi di fronte alle crisi sociali e ambientali contemporanee. Sta a tutti noi – dichiarano – provare a sfilare dalla complessità della quotidianità, ad uno ad uno, il maggior numero possibile di paure e fragilità, cercando un movimento di contatto ed emozione.

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