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Il Vietnam, l’America e l’anno che cambiò la storia

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di Gordiano Lupi

Oriana Fallaci è una delle nostre più grandi scrittrici del Novecento, autrice di opere che resteranno come Lettera a un bambino mai nato, di reportage di guerra e di interviste storiche, non può essere usata come simbolo di una cultura di destra solo per le sue posizioni di chiusura nei confronti dell’Islam. Oriana Fallaci è scrittrice indipendente e donna coraggiosa, che si fa portatrice di idee pericolose – proprio per questo importanti – non classificabili in un settore politico. Il romanzo grafico, sceneggiato dalla giornalista livornese Eva Giovannini e disegnato dalla giovanissima partenopea Michela Di Cecio (nata nel 1997, al suo primo lavoro), analizza uno spaccato della vita di Oriana Fallaci: le corrispondenze di guerra dal Vietnam per conto dell’Europeo, le interviste ai protagonisti di entrambe le sponde, infine il dialogo storico con Kissinger, che il segretario di Stato nordamericano si pentì di aver fatto. Il romanzo racconta l’anno più sanguinoso della guerra del Vietnam, l’operazione Wheeler, il massacro dei civili deliberato, tenuto nascosto per molto tempo, infine rivelato, ben 327 cadaveri, come il numero del battaglione di fanteria che si vide assegnare quel triste compito. Le autrici narrano il viaggio di Oriana insieme al fotografo Moroldo a Dak To, seicento Km a nord di Saigon, inconsapevole di quel che sta accadendo poco più lontano, per raccogliere materiale giornalistico, confluito nel libro Niente e così sia, composto di storie di massacri ed eccidi di inermi civili. Oriana riferisce la strage di My Lai, ma non può parlare di un’operazione che non conosce e che per trentacinque anni resterà avvolta nelle nebbie del segreto di Stato. Una giornalista vera svolge il suo compito sfidando la morte e affrontando i rischi di una professione che si fa solo per amore, la battagliera reporter sale a bordo di aerei da guerra per raccontare l’assenza di pietà dei bombardieri, finisce sotto i bombardamenti, legge i diari dei caduti in battaglia, intervista i protagonisti più feroci, come il generale Loan, famoso per aver sparato al vietcong che aveva le mani legate. Sono tempi pieni di eventi, siamo nel 1968, un anno che ha cambiato la storia, Oriana lascia il Vietnam per raccontare l’assassinio di Martin Luther King e subito dopo di Bob Kennedy, mentre alla fine della guerra perduta decide di intervistare Henry Kissinger, che si lascia andare a considerazioni insolite e spiazzanti. Oriana Fallaci ha attraversato il Vietnam, come tutta la sua vita, con il suo corpo di farfalla e la sua penna di piombo. Era una grande giornalista. Bene hanno fatto Giovannini e Di Cecio a raccontare le sue gesta in queste cento tavole dipinte ad acquarello, magistrali per poesia narrativa e tecnica artistica. Leggetelo, capirete che non si può ridurre Oriana Fallaci a un simbolo politico di nessun colore.

Eva Giovannini – Michela Di Cecio
Oriana Fallaci
Il Vietnam, l’America e l’anno che cambiò la storia
Round Robin Editrice- Euro 15 – pag. 110
www.roundrobineditrice.it

 

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