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Il primo romanzo di Woody Allen

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Un capolavoro di nevrosi e comicità: “Che succede a Baum?”

di Elena D’Alessandri

 

A quasi novant’anni, la poliedrica mente di Woody Allen ci regala l’ennesimo colpo di genio: “Che succede a Baum?”, edito in Italia da La nave di Teseo (185pp., 20 euro). Pur essendo il suo “primo romanzo”, è la perfetta distillazione di cinquant’anni di cinema, filosofia e umorismo ebraico-newyorkese. Chi temeva che il passaggio alla narrativa potesse smorzare l’arguzia del Maestro, si sbagliava. Questo libro si configura come un film di Woody Allen da leggere, un’esilarante immersione nella psiche di un alter ego destinato a un posto d’onore nel gotha dei suoi personaggi.

Il protagonista è Asher Baum, uno scrittore di mezza età, giornalista fallito e drammaturgo con ambizioni filosofiche mai realizzate. Asher è consumato da un’ansia cosmica per qualsiasi cosa, dalle tiepide recensioni dei suoi libri alla crisi del suo terzo matrimonio con Connie. La sua vita è un concentrato di insicurezze: teme il tradimento della moglie – con il fratello minore, naturalmente più affascinante e vincente – ed è persino a disagio con il figlio di lei, poco più che ventenne ma già più affermato di lui nel panorama letterario.

La sua discesa nella nevrosi è talmente acuta che Asher inizia a parlare ad alta voce con sé stesso in ogni dove. Questo monologo interiore è l’espressione più pura della comicità Alleniana, offrendo dialoghi acuti e graffianti e auto-critiche feroci che rendono la lettura incalzante e irresistibile.

La trama prende il ritmo di una screwball comedy con tinte di giallo morale. La vita di Asher viene scossa da due elementi: un goffo tentativo di baciare una giornalista (che minaccia di esporlo pubblicamente) e la scoperta di un segreto esplosivo. Il dilemma è puramente Alleniano: meglio tenere la verità per sé o rivelarla, mandando così all’aria il suo matrimonio e la sua già fragile vita?

Il genio di Allen sta nel non concedere facili assoluzioni, ma nel costruire un ritratto cinico e divertente della vita newyorkese, della futilità del vivere e delle miserie delle relazioni.

La scrittura è impeccabile, spedita e incredibilmente piacevole. “Che succede a Baum?” è un’autobiografia travestita in cui si ritrovano tutti i totem cari all’autore: l’ipocondria, l’ossessione per il nulla cosmico che provoca ansia esistenziale, il lamento per la scomparsa delle vecchie librerie e dei cineclub polverosi.

Leggere questo romanzo è un’esperienza immersiva: i personaggi, le ambientazioni – dalla nevrotica Manhattan alle placide ma insidiose periferie del Connecticut – e la tensione narrativa sono plasmati con la stessa maestria tante volte usata dietro la macchina da presa.

Per chi ama l’universo ossessivo e brillante di Woody Allen, questo romanzo è un appuntamento imperdibile, un’opera che fonde perfettamente tragicommedia e satira, un capolavoro divertente e intrigante che conferma la sua maestria nel dare forma letteraria alle nevrosi umane.

 

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