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Grazia Deledda, una donna senza pregiudizi

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A 150 anni dalla nascita di Grazia Deledda, l’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna (www.isresardegna.it)  organizza tre convegni internazionali con le Università di Cagliari e Sassari. E noi cerchiamo di ricordarla come donna e scrittrice illuminata, contro ogni pregiudizio

di Neria De Giovanni

La vita e l’opera della Deledda testimoniano una grande forza di volontà, una visione chiara e
inequivocabile del suo destino di donna, segnato dalla scrittura. Grazia Deledda, prima voce
registrata dalla radio nazionale dopo il premio Nobel, ritirato il 10 dicembre del 1927, così dichiarò:” Sono nata in Sardegna. La mia famiglia era composta di gente savia, ma anche di violenti e di artisti primitivi, aveva autorità e aveva anche biblioteca. Ma quando cominciai a scrivere, a tredici anni, fui contrariata dai miei”. Infatti per raggiungere il suo obiettivo, seppe lottare contro gli stereotipi e i pregiudizi che pesavano sulla sua persona, in una società maschilista e chiusa come era quella barbaricina al centro della Sardegna. Nata a Nuoro il 28 settembre 1871, è l’unica donna Premio Nobel per le lettere tra sei scrittori maschi, la sola italiana su 14 donne in tutto il mondo. Piccola (era alta m. 1,54 e calzava il 32!) e non bella, senza clamori o scandali, grazie al suo coraggio, seppe raggiungere lo scopo che si era prefissa, la meta intravista sognando chiusa tra i monti della Barbagia. Fin dal suo esordio Grazia Deledda catturò la simpatia e l’interesse dei lettori.” In alcune lettere si definisce “Una ragazza sarda molto giovane e molto coraggiosa nell’arte che più amo …”, e proprio questo coraggio l’ha portata a raggiungere le vette del successo letterario pur
essendo un’autoditatta con soltanto la quarta elementare. Il protagonismo femminile è centrale nell’opera deleddiana. Non a caso nel 1916 Eleonora Duse imporrà alla produzione il romanzo Cenere (1904) per interpretare, nel suo unico film, il personaggio drammatico e stupendo di Olì, la madre che sceglie la morte per non disonorare il figlio. Nel libro autobiografico Cosima, pubblicato postumo nel 1937, la Deledda ci racconta i primi passi della piccola Cosima, (era il suo secondo nome) nel mondo delle lettere fino al 1899 quando, dopo un viaggio a Cagliari, conobbe Palmiro Madesani, se ne innamorò, lo sposò e lo seguì a Roma. Era il marzo 1900. Roma, diventata capitale del Regno d’Italia proprio l’anno della nascita di Grazia, accoglie la giovane scrittrice regionale che voleva essere anche “italiana” e sarà la città dove Grazia morì il 15 agosto del 1936, per tumore alla mammella, la stessa malattia che aveva colpito Maria Concezione, la protagonista dell’ultimo romanzo La Chiesa della solitudine. Il suo successo letterario suscitò non poche invidie. Pirandello nel 1911
diede alle stampe il romanzo Suo marito il ritratto di una giovane scrittrice provinciale trasferitasi a Roma con il marito, dietro cui era leggibile la persona di Palmiro Madesani, dallo stesso Pirandello soprannominato: Deleddo. I personaggi femminili della sua narrativa, da Regina (Nostalgie) alle sorelle Pintor (Canne al vento) ad Agnese (La Madre) ecc. sono anche proiezioni letterarie di una grande scrittrice che fiera del suo essere sarda, allargò la
propria coscienza di donna a tutta l’umanità, come ebbe a scrivere dopo il Premio Nobel: “Il destino mi ha fatto nascere nel cuore della Sardegna. Ma anche se fossi nata a Roma o a Stoccolma credo che non avrei cambiato natura e sarei sempre stata quella che sono: un’anima che si appassiona ai problemi della vita”.

Errata Corrige: Il precedente articolo, pubblicato anche su Leggere.tutti N° 150  Ottobre 2021, riporta erroneamente nel cartaceo come organizzatrici dei convegni le sole università di Cagliari e Sassari. Per un refuso, è stato omesso l‘Istituto superiore Regionale Etnografico della Sardegna, qui riportato. Ci scusiamo con l’autrice dell’articolo e con L’istituto.

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