Lo Zibaldone
“Dasvidania”, di Nikolai Prestia
di GIOVANNI GRAZIANO MANCA
Un romanzo di formazione denso, crudissimo e spietato a tratti, ma commovente e avvincente fino alle sue battute conclusive. L’autore del volume, Nikolai Prestia, racconta nel libro le proprie vicende esistenziali che risalgono alla sua prima infanzia. Queste lo vedono nascere nel 1990 a Nizhny Novgorod (città che fa parte del circondario federale del Volga) e crescere in Russia fino all’età di otto anni, quando insieme a sua sorella Alyona viene adottato da una coppia italiana di insegnanti che vive in Sicilia. Nikolai, laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Siena, oggi ha trent’anni e vive a Roma. Trapelano dalla narrazione elementi quasi dickensiani: Kola bambino vive una storia di povertà, disagio e quasi di abbandono. I suoi ricordi dell’istituto, dei suoi lunghi e vuoti corridoi, della famiglia d’origine, della madre giovanissima e senza aiuti, dello zio disperato e violento, di una nonna molto diversa da quella che ogni bambino vorrebbe e dovrebbe avere, sono vividi e impietosi tanto da fare quasi male. Scrive Kola di sua madre Irina: “Diventata madre senza troppa consapevolezza, aveva diciannove anni quando ha partorito mia sorella, e venti quando sono nato io. Di lei ho pochi ricordi ma posso dire con assoluta certezza che era bellissima.[…] Aveva la malinconia addosso, condannata a non poter scegliere. Lo avevano compreso gli uomini che le giravano attorno. Mia madre si prostituiva per mantenersi. Era una vita difficile: droghe e alcol, pugni e odori forti, uomini”. Tutti i personaggi del romanzo, oltre a sua madre Irina, Faya, la zia che i due bambini chiamano Babushka, l’infermiera Katiusha, il direttore dell’istituto, colui, cioè, che per primo mette in mano un libro al bambino, “L’idiota” di Dostoevskij, gli amici inseparabili di Kola Sasha, Sergej, Mishka sono, in questa ricostruzione di eventi che immaginiamo sotto più profili dolorosa ma anche catartica, parte attiva, positiva e normalizzatrice della crescita di un bambino che nonostante le continue avversità non smette mai di reclamare amore e non perde mai la speranza nel proprio futuro. Scrive significativamente Kola a proposito della perdita dei suoi affetti più cari: “Ma in fondo, cosa sto dicendo? Non ci si rende mai conto veramente di aver perso qualcuno. Per qualche anno ricordi perfino la voce; immagini che la persona perduta sia con te nella stanza anche se non passa un filo di vento. Quando cammini per la strada e sei abbattuto e pensi devo reagire, hai la sensazione che quel pensiero venga accarezzato dalla mano della persona che hai amato”. Può essere stupefacente, e la storia raccontata da Prestia ne dà piena dimostrazione, la forza interiore di un bambino che cerca affetto e sicurezze desiderando giorni a venire migliori! La vicenda dei due fratellini, per altri versi, si inscrive all’interno di un contesto sociale, politico ed economico, quello dell’epoca post-sovietica della seconda metà degli anni Novanta, durissimo, talmente duro da apparire, forse, invivibile. Al riguardo, certe ricorrenti descrizioni nel libro lasciano ben immaginare realtà urbane degradate e circostanze sociali e familiari dove a risaltare maggiormente sono le condizioni di miseria ed esclusione, violenza domestica, alcolismo e droga. Nonostante ciò, questo “Dasvidania” dalla prosa gradevole, semplice e lineare, fin dalle prime battute rivela di essere un libro di speranza e di rinascita.
NIKOLAI PRESTIA
Dasvidania
Marsilio, 2021
pp. 154, euro 16,00
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