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Lo Zibaldone

Da Verne a Cervantes, lo sguardo letterario sui miti dello Stretto

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di Sergio Di Giacomo

La suggestione dei miti dello Stretto di Messina, citati dai grandi della letteratura mondiale (da Cervantes a Verne) sono al centro del saggio di Sergio Palumbo Colapesce e altre leggende normanne di Sicilia, edito da Le Farfalle di Acireale.Un testo (corredato da vividi disegni del pittore  Togo) frutto di ventennali ricerche, che rappresenta un’autentica miniera storiografica, letteraria, antropologica, capace di approfondire la storia del mitico “pesce Cola”, che si vuole regga la colonna portante siciliana di Cariddi. Quella “leggenda nazionale della Sicilia” come la definì Santi Correnti, che rappresenta uno dei simboli dei miti dello Stretto, seppur conteso da altre località marine siciliane, italiane e mediterranee (ma anche del Nord Europa), come ben analizzato da Palumbo, giornalista culturale, autore di innumerevoli articoli sulla “Gazzetta del Sud”, saggista, documentarista, curatore del Museo virtuale dello Stretto “Orion”, innovativo progetto con tante stanze tematiche. Il volume è stato presentato al Circolo Thalatta di Messina nell’ambito della nuova edizione della rassegna culturale “Centosicilie-Anteprima libri” coordinata da Milena Romeo, con ospite la scrittrice Nadia Terranova, autrice di un volume sui miti dello Stretto (Omero è stato qui).

Nel suo studio ben documentato, Palumbo rimarca l’origine normanna di Colapesce, di questa “sorta di Peter Pan sommozzatore”, personaggio che ha trovato sulle rive dello Stretto il suo ambiente leggendario.Il testo analizza a fondo sia gli aspetti “naturalistici” che quelli leggendari e classici di questo autentico archetipo. Un mito arcaico che sembra seguire gli uomini-pesce di tradizione sumera e babilonese, ma anche il celebre “tuffatore” dipinto a Paestum.  Ma sono lo Stretto e Cariddi a fare da sfondo, vivo e vibrante, a Lu Giganti Pisci, con i  delfini (che avevano il compito di portare le anime agli inferi), i pesci abbissali, le fere, le sirene, la pesca del corallo, la sismologia. Senza dimenticare la figura di S.Nicola di Mira (il “Nettuno cristiano”), che ha forti legami con il nostro antico patrimonio religioso  di cultura greca.

Lo studioso ci offre una dettagliata e preziosa panoramica dei letterati che citarono la “più grande leggenda del mare”, mito davvero di respiro internazionale: nel  Don Chisciotte (II; c. XVIII)  è citato il “pesce Nicola”, nuotatore “impareggiabile”, che viene evocato quando il protagonista del romanzo nel castello del Cavalier dal Verde Gabbano illustra le virtù che un buon cavaliere deve possedere per essere tale, non ultima quella di “saper nuotare come dicono che nuotasse il pesce Nicola”. Troviamo i riferimenti al Tuffatore di Schiller, a “Ventimila leghe sotto i mari” di Verne, il grande scrittore francese che citò Colapesce anche nel Mattia Sandorf, dove l’ardito nuotatore fa il corriere dal mare eoliano alle isole dell’Egeo.Fino a noti scrittori contemporanei come Calvino, Giuseppe Longo, Sciascia, Buttitta, La Capria, artisti quali Migneco, Guccione, Sassu, Caruso, Togo, studiosi di varie epoche (Pitrè, Croce,Graf, Cavarra,etc.). Il saggio, oltre che delineare “l’avventura di Cola, mezzo uomo mezzo pesce”, dedica ampio spazio ad altri miti e leggende  normanne, che rappresentato un forte segno culturale della storia e della cultura del mondo marinaro delle nostre rive, della stratificazione culturale dei nostri territori (Fata Morgana, Glauco,Artù, la città sommersa di Risa).

Ci piace citare, in conclusione, la riflessione del noto antropologo Luigi M.Lombardi Satriani:”E’ un viaggio, questo, cui ci invita Sergio Palumbo, di enorme suggestione e sorretto sempre da acume critico, al quale occorre affidarsi, sicuri di ricavarne acquisizioni critiche, itinerari narrativi, gradevolezza di lettura”.

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