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Sport

Calcio e anarchia

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di Gordiano Lupi

Un libro molto interessante che gode della prefazione di Carlos Taibo e della postfazione di Ángel Cappa, oserei dire unico nel suo genere, perché prima d’ora nessuno aveva mai indagato i rapporti che intercorrono tra calcio e anarchia. Il saggio – dal taglio molto popolare – è condotto con rigore scientifico e comincia con una breve storia del calcio per proseguire con la storia filosofica dell’anarchia. Il calcio nasce come sport borghese, universitario, elitario, soltanto dopo la rivoluzione industriale diventa sport popolare e assume connotazioni persino rivoluzionarie. Se ci pensiamo bene il calcio è gioco di squadra, presenta sintonia e condivisione di valori per raggiungere uno scopo, tutte cose care alla sinistra socialcomunista e agli anarchici. L’autore (tradotto da Roberta Arrigoni) dedica tutta la seconda parte a uno studio approfondito – la ricerca è svolta soprattutto in rete – delle società calcistiche anarchiche, non padronali, espressione di tifosi e sostenitori. Stato per stato vengono toccate realtà tra loro diverse ma unite dal fil rouge dei colori sociali rosso e nero (anarchici) e da un’ideologia popolare. In Argentina, a puro titolo di esempio,  vediamo l’Argentinos Juniors di Buenos Aires  (la squadra di Maradona) e l’Indipendiente di Avellaneda, che già dal nome fa trapelare le origini sociali. Se passiamo al Brasile leggiamo un capitolo dedicato alla vicenda del Corinthians Paulista di San Paolo che si contrapponeva alla dittatura dei generali con striscioni inneggianti alla democrazia e con una struttura di base popolare. Non solo, si racconta la storia di un calciatore simbolo come Sócrates (che ha giocato anche in Italia), un metro e novanta di ideologia socialista e anti reazionaria, uno capace di giocare i Mondiali con una fascia dove stava scritto Reagan assassino. Altri esempi importanti in Francia con quel Red Star di Parigi dove giocava il calciatore partigiano di origine italiana Rino Della Negra, fucilato dai nazisti, ma anche la contrapposizione con la padronale Paris Saint Germain (nata in tempi recenti come azienda calcistica destinata a vincere) che nessuno sente come la squadra di Parigi. Vincere non è importante, la cosa che conta è farsi ricordare, diceva Sócrates. A questa massima si ispira anche il Centro Storico Lebowski, realtà italiana dilettantistica che conosco bene per vicinanza territoriale. I fiorentini del Lebowski hanno fondato il solo esempio di società calcistica nazionale proprietà dei suoi tifosi, che raccolgono i soldi per fare i campionati con vendite di magliette e sagre, oltre a fare tesseramento (anche on line) in tutta Italia. A Piombino abbiamo la società calcistica Salivoli che non è da meno, l’autore del libro è spagnolo e non la può conoscere, ma vi dico per certo che nasce nel 1970 per volontà della famiglia Allori con lo scopo sociale di tirare fuori i ragazzini dalla strada. Calcio e anarchia è un libro da leggere e meditare, che fa venire voglia di tornare al calcio vero, quello che un tempo è stato: uno sport, un modo per aggregare persone attorno a una sola passione. Un solo errore: Che Guevara giocava a rugby, nonostante l’asma (ed era pure bravo), non certo a calcio, ma è una mancanza da poco che perdoniamo vista la qualità del libro!

Miguel Fernandez Ubiria

Calcio e Anarchia

Fandango Libri, 2024

pp.164, Euro 19,50

 

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