Sport
La grande partita / Piombino-Roma 3 a 1
Piombino 1951. Quest’anno segna la ripresa di una comunità che si sta impegnando allo spasimo per risollevarsi dalla catastrofe. L’orlo del baratro sembra solo un brutto ricordo. Nella città fabbrica sono ancora visibili, un po’ ovunque, le macerie degli edifici bombardati, tracce di un passato nient’affatto remoto, di una guerra con il suo seguito di sofferenze, di lutti, distruzioni, su cui le famiglie hanno dovuto ricostruire la propria vita con enormi sacrifici. Altri avvenimenti dolorosi si susseguiranno, ma in quell’anno ci sono stati anche episodi belli, ed è proprio su uno di quelli gloriosi che è basato questo racconto. C’è una squadra di calcio in città che fa sognare. Una neo promossa nella “Divisione Nazionale Serie B”, espressione di una fabbrica florida, La Magona d’Italia, che in pochi anni ha portato i suoi ragazzi alla ribalta del calcio che conta. Purtroppo pochi anni dopo la fabbrica crollerà e con lei il sogno del raggiungimento nella massima divisione. Il 18 Novembre di quell’anno però, rimane per sempre, nella testa di tutti i piombinesi, l’evento passato alla leggenda come “La Grande Partita” vinta con la Roma 3-1.
Ricordo i tempi in cui correvamo a perdifiato sul tappeto verde del Magona, prendevamo posto sulle gradinate ampie e basse, sui sedili di ferro della vecchia tribuna verde, incitavamo i ragazzi che vestivano la maglia nerazzurra. Piombino, amore mio! Potrei esclamare, parafrasando titoli di famosi romanzi, perché la mia unica vera squadra, la sola che ho sempre seguito è l’Unione Sportiva Piombino, qualunque nome portasse, quel che contava era il colore delle maglie. Non sarebbe potuto essere altrimenti, visto il mio ruolo di arbitro di calcio, interpretato dal 1976 al 1999, dopo aver tentato con scarsi risultati di vestire la tanto amata maglia nerazzurra. Il Piombino era la sola squadra che non avrei mai potuto arbitrare in una competizione ufficiale, perché era la formazione del luogo natio, la compagine della mia città. Confesso la mia difficoltà a dirigere persino alcune amichevoli, perché il nerazzurro cancellava l’imparzialità di giudizio.
La squadra cittadina adesso si chiama Atletico Piombino, come Unione Sportiva ha vissuto un periodo glorioso negli anni Cinquanta, con l’esperienza della serie B e la vittoria per tre reti a una sulla Roma di Nordahl. Era il 18 novembre del 1951. Pen-sare che il 18 novembre è anche il giorno del mio matrimonio (qualche anno dopo, nel 1998), così ho due buoni motivi per festeggiare, posso dirlo tranquillo tanto mia moglie non ci sente, non ama il calcio. Un Piombino fantastico, irripetibile, incredibile che si permetteva il lusso di malmenare compagini come Genoa (2-0), Venezia (3-0), Verona (2-0) Treviso (4-0)…
Lo Stadio Magona d’Italia, costruito dall’azienda siderurgica come sede del dopolavoro, era un vero gioiello: tribuna coperta (adesso distrutta) addossata agli spogliatoi in muratura, gradinata (sul lato opposto), curva (lato Tolla), aveva persino un sottopassaggio per entrare in campo (e quello rimane!) e poteva contenere 12.000 spettatori. Il Magona si è andato deteriorando con il tempo, per l’incuria e la sempre più scarsa passione calcistica dei piombinesi verso la loro squadra. La vecchia tribuna adesso non esiste più, la curva è stata chiusa per molto tempo, riaperta con la promozione in Eccellenza (2014), resa di nuovo agibile nel 2019 da un gruppo di volontari, insieme al rifacimento del sottopassaggio. Per anni si è parlato di un progetto Unicoop Tirreno per costruire al posto dello stadio un centro commerciale, con nuova edificazione in altra zona cittadina di un complesso sportivo. La speranza è che tale idea nefasta sia stata accantonata per sempre: il Magona è troppo importante da un punto di vista storico e sentimentale per scomparire. Ha solo bisogno di un restauro e di un ampliamento, di un lavoro di trucco e parrucco (come dicono i cinefili), ma lo stadio dovrà restare nel suo sito d’elezione, in viale Regina Margherita. Non dovrà fare la fine del Campino Marrone, il glorioso Magona Sussidiario dove giocavano le giovanili, sacrificato sull’altare di un parcheggio.
Un libro che riporta alla memoria i migliori anni della nostra vita.
Massimo Panicucci nasce a Piombino il 27 Luglio del 1953 dove attualmente vive e lavora. Nel 1974, dopo aver conseguito il diploma in Grafica pubblicitaria presso la Scuola Regionale di formazione professionale a Firenze, apre un proprio studio e per molti anni si occupa di comunicazione a 360 gradi nonostante l’amore per il disegno prevarichi su tutto il resto. I suoi soggetti ironici e strisce cominciano ad apparire su vari periodici e magazines nazionali come Frigidaire e Fumo di China. Dopo un duro lavoro alla ricerca di un proprio segno riesce a conquistarsi un varco nel variegato mondo dell’illustrazione muovendo i suoi primi passi su racconti per bambini e ragazzi per conto di importanti case editrici. Di tutta la sua vastissima produzione vale la pena ricordare ‘‘Il Circo obliquo’’ (Traccedizioni), ‘‘Farfallandia, la terra dell’amore blu’’ (Emotion Edizioni), ‘‘Il viaggio di Birdy’’ (Shalom), ‘‘La collana di Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle’’ (Arnoldo Mondadori Editore), ‘‘Lampo, il cane viaggiatore’’ (La Bancarella Editrice), ‘‘La battaglia di Piombino’’ (Edizioni Scientifiche Italiane), ‘‘Sinforiano, gatto vegetariano’’ (La Bancarella Editrice), ‘‘C’era una villa romana’’ (Ass.ne Cultura e Spettacolo Riotorto), ‘‘Simonetta Cattaneo, la perla del Rinascimento a Piombino’’ (Comune di Piombino/Soroptimist), ‘‘Il Castello di Vignale’’ (Ass.ne Cultura e Spettacolo Riotorto), ‘‘Apilandia’’ (Pacini Editore), presente al Salone Internazionale del libro di Torino 2023.
You must be logged in to post a comment Login