Poesia
Antonietta Gnerre, Quello che non so di me
La poesia di Antonietta Gnerre è come un sospiro di sollievo. Attraverso un’empatica grammaticalizzazione della Natura, l’autrice ci svela la forza dell’impercettibilità umana, intesa come magnifica minuzia di imponderabile vitalismo che, con secolare pazienza, smuove la realtà empirica e la modifica attraverso moti psichici ed eticizzanti (“Penso a ciò che sanno fare le mani./A quelle che sanno spostare luoghi,/millimetri di case./Le guardo applaudire,/chiedere permesso alle stagioni”). Un profondo e intenso intuito panico racconta una Natura emotiva e sentimentosa (“C’era il respiro dei campi/accanto a te. Talvolta sfiorava/la pietra ferita./La rifrazione della luce/creava i fiori”) che non risparmia all’uomo tutto il suo rigore fenomenico e metafisico (“Un colpo d’aria scriveva la tua storia./Quella che leggono i vivi/nei punti invisibili dei corpi”) attraverso il riconoscimento di una sacralità che permea il tempo e lo spazio (“Maggio ritornava a riesumare/l’accordo di una preghiera: trasformare l’odio in amore”). Allontanandosi dalla contraddittoria e tormentata paesaggistica zanzottiana, si rivendica il diritto a un canto pienamente irenico, pur se radicato nella sofferenza della transitorietà della vita che sembra trovare esegesi ed escatologia nella stessa terra che ci rende mortali (“Impareranno a chiamare per nome/le spighe che dormono./A proteggerle dalla morte che le osserva”). Si assiste a una stupefacente anti-cronologia, svolta in climax ascendenti e discendenti, che scompone il tempo per spiegarlo come materia riducibile a eventi etici che convivono in una stessa contemporaneità emotiva (“E ora, che non sono ancora nata,/è doloroso non dichiararmi colpevole”). L’io non è mai definitorio e, molto spesso, compare un tu individuante che lascia trapelare la possibilità ermeneutica di un dialogo interiore dell’autrice con se stessa (“Ora tutte le donne che sono stata/sono in silenzio, le chiamo con il mio nome”): è una riflessione collettivizzante che abbraccia l’amore, il distacco, la fede, la maternità, la femminilità e l’impegno civile come aspirazione all’innocenza da riacquisire all’umanità. Si chiede alla poesia di essere coraggiosa preghiera in lingua universale.
Antonietta Gnerre
Quello che non so di me
Interno Poesia, 2021
pp.76, Euro 11,00
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