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Raffaele La Capria, uno degli ultimi autentici intellettuali del nostro paese

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Raffaele La Capria – foto di Augusto De Luca

di Stefania De Toma

“Finché una città trova parole per parlare di sè vuol dire che non è morta”: così diceva Raffaele La Capria, morto la notte scorsa a quasi cent’anni, della sua adorata Napoli. E sarebbe bello, doveroso, anzi, che anche lui continuasse a vivere attraverso i suoi libri e le sue opere, soprattutto tra le giovani generazioni che sempre più dimenticano la grande narrativa e la storia e la cultura che essa porta con sé. Raffaele La Capria non era soltanto un grande scrittore e sceneggiatore della generazione di scrittori del novecento che si prestavano al glorioso cinema italiano, ma uno degli ultimi autentici intellettuali del nostro paese.
La sua scrittura ha infatti intrecciato la letteratura, della quale fu uno straordinario innovatore con quel “Ferito a morte” che gli valse non solo il Premio Strega nel 1961 e una notorietà internazionale grazie alla traduzione in più lingue; ma anche la televisione ( è stato autore di numerosi programmi della Rai d’altri tempi); e appunto, il cinema, per il quale è d’obbligo almeno citare la sceneggiatura di quel “Le mani sulla città ” che per la regia di Francesco Rosi vinse il Leone d’Oro a Venezia, apice di un sodalizio col regista che realizzò risultati straordinari. E non è da dimenticare la sua lunga e bellissima storia d’amore con l’attrice Ilaria Occhini, mancata tre anni e mezzo fa e della quale disse: “E’ stata lei il premio più bello della mia vita”.
Insignito nel 2001 del Campiello alla carriera oltre una serie di altri premi prestigiosi, La Capria , da grande narratore, è stato anche uno dei più efficaci traduttori di capolavori stranieri, in particolare del teatro, per opere di Sartre, Cocteau, Eliot, Orwell , per citarne alcuni; ma non va dimenticato il periodo alla direzione della storica rivista letteraria “Nuovi argomenti”.
Non sarebbe male rendere omaggio a questo grande scrittore italiano approfittando delle vacanze estive per portare con sé uno dei suoi capolavori: dal già citato “Ferito a morte” al tormentato “Amore e psiche”, passando per capolavori di saggistica come “False partenze” e i racconti de “I fiori giapponesi”; oppure cogliendo , a seconda dei luoghi e dei momenti, tra la vastissima produzione raccolta nei due volumi dei Meridiani – ad annoverarlo a pieno titolo tra i classici della letteratura mondiale – pubblicati da Mondadori nel 2014.

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