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Lo Zibaldone

Veltroni torna in libreria con un cold case ambientato nel cuore della Capitale 

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di Elena D’Alessandri

E’ giugno 2020, la vita nella Capitale sta lentamente riprendendo dopo i mesi più oscuri della pandemia da Covid-19 e le settimane di lockdown che ne avevano svuotato le strade. E’ in questa cornice che ritroviamo il Commissario Giovanni Buonvino – già protagonista del giallo di esordio di Walter Veltroni – a passeggio per Villa Borghese, un parco che sta tornando piano piano alla normalità, pieno di gente che desidera ritrovarsi, anche se con tutta la prudenza del caso. Ed è proprio lì che il Commissario – reso celebre dalla soluzione del caso di “Assassinio a Villa Borghese” (Marsilio, 2019) – e dotato di una squadra più forte, arricchita dalla presenza degli agenti Viganò e Cavallito – viene avvicinato da Daniela Nodari, una venticinquenne devastata dal dolore per la scomparsa del fratellino Aldo, avvenuta proprio lì 11 anni prima.

«Perché dice “aveva”? Non c’è più? È…» Buonvino non sapeva che parola scegliere, e allora si affidò al più ipocrita dei sinonimi e disse: «… È scomparso?» «Sì, commissario. È scomparso. Quel giorno». 

Con la riapertura del caso prende vita, pagina dopo pagina, “Buonvino e il caso del bambino scomparso”, edito, come il precedente, da Marsilio nella collana Lucciole (256pp, 14 Euro), in libreria dal 29 ottobre scorso. Un cold case ambientato ancora una volta a Villa Borghese, nel cuore pulsante della Capitale, dai risvolti imprevedibili. Un romanzo solido e ben costruito in cui colpisce la grande attenzione dell’autore nella descrizione dei personaggi, sovente appesantiti da un grande fardello di dolore. La narrazione di Veltroni è come sempre godibile, fluida e avvolgente, impreziosita di raffinati dettagli e di innumerevoli citazioni cinematografiche.

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