Lo Zibaldone - Recensioni

Una spiritualità laica

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di Francesco Roat

Romano Màdera, in Una spiritualità laica. La vocazione a essere finalmente umani, propone una riflessione lucida e radicale su una delle questioni più urgenti del nostro tempo: è possibile una spiritualità senza religione, una via interiore che non si appoggi a dogmi ma che permetta comunque all’essere umano di vivere un’esperienza di senso, profondità e responsabilità? Il saggio risponde affermativamente ad un tale interrogativo, delineando un percorso che unisce filosofia, psicologia e pratica esistenziale, nella convinzione che la spiritualità non sia da legare/delegare alla religiosità, ma una dimensione costitutiva dell’umano.

Per l’autore la laicità non è un semplice principio politico o giuridico, ma un atteggiamento spirituale: un’apertura al mondo e all’altro che si fonda sull’autonomia della coscienza, sulla capacità critica e sull’ascolto interiore. Il laico, in questa prospettiva, non è il non credente, ma colui che cerca il senso senza abdicare alla ragione, che accoglie la finitezza come condizione della verità, che non ha bisogno di un’Autorità esterna per dare forma al proprio cammino spirituale. La spiritualità laica è dunque un modo di abitare il mondo, un esercizio di consapevolezza che include tanto la riflessione etica quanto la cura di sé e degli altri.

Màdera distingue con chiarezza la sua proposta da ogni spiritualismo vago o moda del benessere interiore. Contro la riduzione della spiritualità a tecnica di auto-aiuto o a mera estetica del sé, egli richiama alla necessità di una pratica incarnata, radicata nella vita concreta e nella responsabilità collettiva. La sua critica non risparmia né le religioni storiche né la cultura laicista: alle prime rimprovera i loro peccati strutturali – autoritarismo, etnocentrismo, sessismo, antropocentrismo cieco – che ne hanno spesso tradito il nucleo etico e mistico; alla seconda contesta l’aridità, l’incapacità di riconoscere che l’essere umano non vive di solo calcolo o di utilitarismo. La spiritualità laica si pone allora come terza via: una forma di ricerca che assume la complessità del reale, riconosce la dimensione simbolica e misteriosa dell’esistenza, ma la esplora con strumenti razionali, dialogici, comunitari.

Il saggio si muove in equilibrio tra filosofia e testimonianza, tra teoria e pratica. Màdera convoca pensatori e figure spirituali di diversa provenienza – da Martin Luther King a Thích Nhất Hạnh, da Jung a Nietzsche – per mostrare che la tensione verso l’assoluto attraversa l’umanità al di là dei confini confessionali. Lo “spirito” è, in questo orizzonte, ciò che anima e unifica, ciò che ci fa umani perché capaci di trascendere il mero ego e di riconoscerci parte di una totalità vivente. La spiritualità laica non è fuga dal mondo, ma immersione più consapevole in esso: un modo per far sì che la libertà non degeneri in cinismo, e la ragione non si chiuda nel suo stesso recinto.

I punti di forza del libro risiedono nella sua originalità e nel suo equilibrio. È raro trovare una riflessione filosofica così coerente e accessibile sul tema della spiritualità in chiave non religiosa. Màdera riesce a coniugare il rigore del pensiero con l’urgenza etica e la profondità esperienziale. Il suo linguaggio è sobrio, privo di enfasi, ma denso di suggestioni. Non si limita a un discorso teorico: invita a una trasformazione del modo di vivere, del modo di guardare se stessi e gli altri. Tuttavia, proprio l’apertura e la pluralità della proposta possono talvolta generare un senso di vaghezza: se tutto può essere “spirituale”, il rischio è che la parola perda spessore. Mancano forse, in alcuni passaggi, indicazioni più concrete su come tradurre questa spiritualità in pratiche condivise, educative, civiche. Inoltre, la tensione universalistica – la pretesa di proporre una via valida per tutti – potrebbe apparire problematica in un contesto multiculturale, dove ogni tradizione conserva la propria irriducibile specificità.

Nonostante questi limiti, Una spiritualità laica rappresenta un contributo prezioso e necessario. In un’epoca segnata da polarizzazioni, disincanto e solitudini spirituali, l’autore indica una via di riconciliazione tra ragione e mistero. La sua non è una proposta di compromesso, ma una sfida: diventare finalmente umani, riconoscendo che la spiritualità non appartiene a un qualche iperuranico regno separato, ma è il respiro stesso della vita, il luogo in cui la libertà incontra la cura e la finitezza si apre all’infinito.

Romano Màdera, in Una spiritualità laica. La vocazione a essere finalmente umani, Bollati Boringhieri, pp. 168, euro 15,00

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