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Lo Zibaldone

Una ricetta insolita? Aglio, olio e… poesia

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L’esperienza del mangiare è sempre stata per l’uomo non soltanto un’esigenza fisica, ma anche spirituale. Cucinare non significa solo preparare un pasto, ma è un’esperienza totalizzante, di cui il piatto da servire è il risultato finale. Oggi più che mai i nostri ritmi sono incalzanti, frenetici  e a volte, perdendo il contatto con ciò che mangiamo e con l’esperienza della preparazione, perdiamo anche il contatto con noi stessi. Succede spesso però che a tavola un odore, un sapore, riesca a risvegliare memorie antiche di piatti familiari, sensazioni che fanno parte di noi, in grado di riportarci con un balzo fino alla nostre radici. La tavola diventa dunque storia di vita, viaggio, memoria, ma anche cultura, narrazione, musica e poesia.

È possibile scrivere delle ricette in rima, in modo che la poesia non sia solo uno spunto per la presentazione dei piatti, ma che contenga anche precise indicazioni per mettersi ai fornelli? Livia Aymonino, esperta di comunicazione, ha voluto affrontare la sfida con il suo libro Sapori di Versi. Ricette in rima e pensieri in cucina (Mursia, pp. 304, 16 euro), quasi un’autobiografia in forma di ricettario.  Una scelta originale e coraggiosa, nata dalla consapevolezza che in una ricetta gli ingredienti hanno la stessa importanza delle parole in una poesia. In entrambi i casi, infatti, bisogna mettere molta cura nella scelta dei singoli elementi, nella determinazione della quantità, nell’individuazione dei modi e dei tempi giusti per unire i diversi componenti in modo da esaltarli e ottenere il risultato sperato.

“Cucinare mi rende saggia, isterica, artista, mai contenta – spiega l’autrice nell’introduzione del suo libro – ma mi racconta tante storie e me ne canta altre. Ognuno di quegli ingredienti che si allineano come francobolli tridimensionali sul tavolo della cucina ha un segreto da rivelare, un colore da proporre, un profumo da far esplodere”. Il libro racchiude oltre sessanta ricette che Livia Aymonino ha scritto in più di quindici anni e che ha raccolto rispettando le sezioni tipiche del manuale di cucina. Si va dalla prima colazione ai dolci, passando per gli antipasti, i primi, i secondi, i contorni e i piatti unici, senza trascurare i cocktail. Ogni ricetta è preceduta da una poesia in cui le notizie sui piatti si mescolano a ricordi di incontri e di personaggi e a storie di vita e di famiglia dell’autrice in una sorta di autoritratto femminile e collettivo che passa attraverso l’avversione per il brunch e per l’happy hour e la passione per i cocktail, amati per la loro “inarrivabile unicità”, e per i primi piatti, definiti “il nostro credo, la nostra religione, la nostra identità”.

“Non sono una chef ma una semplice cuoca di casa e prometto di non darvi fregature: quindi potete entrare nel vostro regno e cominciare a cucinare arditamente e focosamente, senza paura di trabocchetti o omissioni.  Perché anche se canto in rima e cucino scivolando sui tacchi a spillo, sono proprio uguale a voi” conclude l’autrice.

 

Maria Rosaria Grifone 

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