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Lo Zibaldone - Recensioni

Ultima chiamata per Charlie Barnes

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di Elena D’Alessandri

“La prego mi permetta di scusarmi. Lei risponde al telefono e si ritrova ad ascoltare uno che perde il lume della ragione. Non è giusto, ma vede”, aggiunse e fece una pausa “io ho un tumore al pancreas” (…)

Charlie Barnes ha 68 anni e un tumore al pancreas: un killer inesorabile “Si muore, ti fanno la diagnosi e qualche mese dopo o qualche settimana dopo è fatta. Muori”.

Quel fatidico giorno della scoperta, Charlie Barnes inizia a telefonare a chiunque lungo gli States, cercando di rintracciare figli, ex mogli, ma anche ex colleghi e parlando con chiunque gli capiti a tiro. Ma, al di là della terribile contingenza, Charlie ha un passato da bugiardo e impostore tanto che i figli dubitano delle sue parole e si chiedono se stavolta sia davvero malato o sia l’ennesima farneticazione, come quando accusava di avere un infarto e aveva al contrario ingerito soltanto troppo sciroppo per la tosse. Ma Charlie ha una certezza: la diagnosi di tumore al pancreas arriva “come la posta prioritaria”, così in fretta da non avere il tempo di regolare i conti e chiedere scusa.

E’ così che le tante menzogne del passato lasciano indifferente sia la figlia Mercy, che non vuole saper nulla di lui, sia il primogenito Jerry, una sorta di hippy senza una reale occupazione, che dice d’essere in Europa. Gli unici a prenderlo sul serio sono la sua quinta moglie, l’infermiera Barbara e il figlio adottivo Jake, accorso immediatamente. Entrambi sono pronti a negare finanche la realtà – o almeno parte di essa – pur di pensare a lui e rappresentarlo come vorrebbero che fosse: Barbara, negando l’esistenza delle sue precedenti mogli e Jake nel fare di lui un personaggio altro, protagonista del suo romanzo. La rappresentazione che ne fa Jake finisce, tuttavia, per scontentare quasi tuti. Tanto che alla fine lui stesso dichiara “Tutto quello che ho scritto qui è accurato e vero al cento per cento (…) Ho intenzionalmente manipolato la verità e ho lasciato che interi capitoli fossero violentemente contestati da membri della mia famiglia. Ogni storia che raccontiamo a noi stessi è la versione di una finzione”. Può un romanzo riabilitare una vita, un’esistenza fatta di errori, costruita sulle menzogne, in fuga dalle responsabilità. O, piuttosto, possa essere, più semplicemente, lo strumento di un sognatore bugiardo con l’illusione consapevole di essere un mendace come il padre.

Joshua Ferris, autore del bestseller di esordio, il pluripremiato “E poi siamo arrivati alla fine” è tornato nelle librerie italiane con “Ultima chiamata per Charlie Barnes” – edito da Neri Pozza, con la brillante traduzione di Ada Arduini (342pp, 19 Euro) – con un romanzo nel romanzo che, pieno di un sottile umorismo e di una satira pungente e scanzonata, mette a nudo il lato più orribile di noi stessi, specialmente quando ci sentiamo migliori degli altri, il tutto sullo sfondo di una delle peggiori crisi finanziarie degli ultimi tempi, quella del 2008.

Un romanzo tagliente e al contempo toccante che si interroga su quanto il racconto che costruiamo di noi stessi si allinei all’esistenza che veramente conduciamo. Una narrazione fluida, una prosa dinamica, una satira pungente alternano momenti contrassegnati dalla straziante paura di una fine inesorabile ad attimi di scanzonata ironia.

 

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