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“Tutto il resto mi sfugge” di Camilla Ugolini Mecca: un’emozionante opera poetica finalista al Concorso Faraexcelsior 2023 e prima classificata al Concorso Internazionale Universum Basilicata 2024

Published

2 mesi ago

27 Giugno 2024

Dopo un saggio, un racconto lungo e due romanzi, Camilla Ugolini Mecca torna in libreria con la sua prima silloge poetica: “Tutto il resto mi sfugge”, incentrata sulla bellezza dell’incontro con l’altro e sulle suggestioni oniriche delle carte dei tarocchi. La tematica dell’incontro è affrontata principalmente nella prima serie di poesie, radunate sotto il titolo “Corpo Celeste”: qui troviamo liriche in cui è soprattutto l’amore ad essere cantato dalla poetessa ma con un approccio originale, che va a scavare nelle profondità di un sentimento che purtroppo viene a volte banalizzato. In queste poesie l’amore può congiungere al divino, può curare meglio di una medicina: è la scrittrice stessa a spiegare come tale opera sia frutto di un suo percorso personale e di una sua intensa esperienza amorosa, che le ha lasciato dentro un’energia vibrante e un desiderio di condividere le sue riflessioni. Ed ecco che nascono liriche emotivamente impattanti e fortemente evocative, in cui l’autrice medita sulla sua esistenza e sull’insegnamento più prezioso che ne ha tratto: vivere il momento presente senza lasciarsi sfuggire nessuna suggestione, neanche la più piccola e in apparenza insignificante. Nulla è infatti privo di significato per Camilla Ugolini Mecca, e lo racconta in queste poesie in cui dialoga con l’umanità e con la natura, e in cui ricerca l’essenza del vivere – «Se vuoi capire, osserva. La tenerezza vibrante del bocciolo. La tenacia dell’ape, le scie degli animali. Non interromperti, guarda. Troverai un tappeto, trama e ordito e mani infinite che tessono per te. Troverai luce e spazio. Comprenderai infine che ogni cosa del mondo è a tuo favore». Nella seconda serie di poesie, intitolata “I Sogni di Clara Kutznetsova”, i versi si fanno più enigmatici e la poetessa si abbandona a vagheggiamenti di luoghi lontani, di paesaggi fantastici; l’autrice si affida alla simbologia degli arcani maggiori dei tarocchi marsigliesi per esprimere la sua voglia di avventurarsi nell’ignoto e la sua fascinazione per il mistero della vita. Sono liriche profondamente suggestive, che parlano di solitudine, del bilanciamento tra luce e oscurità, del legame con la natura e di incontri fuori dall’ordinario, come nella poesia Sogno n.4: «Sulla riva di un mare bianco gli spiriti dei morti attendono. Là sul confine liquido incontrano i terrestri e li confortano. Poche parole o immagini da decifrare. Codici dell’infinito. “Pianta dei fiori” – dicono. Ci sembra semplice, come la terra o l’acqua. Ma so che gli spiriti amano giocare. E un loro desiderio è un nostro vantaggio. L’aiuola sono io, oppure sei tu. E il fiore a cui ho pensato è un abbraccio infinito».