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“Pena la morte e altri racconti” di Georges Simenon

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di Claudio Filippello

“Il primo messaggio era una cartolina a colori che raffigurava il palazzo del Negus ad Addis Abeba e aveva un francobollo dell’Etiopia. Sopra c’era scritto: Alla fine ci si ritrova, mascalzone. Pena la morte, ricordi? Il tuo vecchio amico Jules”. E’ questa la prima di una serie di cartoline con messaggi minacciosi che Oscar Labro, oramai pensionato, inizia a ricevere mentre si trova nella sua placida e tranquilla cittadina francese di Porquerolles, di cui è stato anche sindaco, dove possiede la più bella casa della Piazza con la veranda bordata di gerani rossi. Poi Addis Abeba, Gibuti, Porto Said, Alessandria d’Egitto, Napoli, Genova, Boulogne, Anversa, sempre recanti le medesime minacce: “Arrivo mio adorato mascalzone. Pena la morte, ovviamente. Jules”. La resa dei conti si stava avvicinando. Ma chi era Jules? E perché reclamava la sua vendetta? Labro l’avrebbe, suo malgrado, prima o poi scoperto. Ed ecco che, finalmente, dopo mesi, la situazione sembra giungere al suo epilogo: Jules è arrivato! Labro ne ebbe la certezza quando il Cormoran stava per entrare nel porto di Porquerellos. Dopo un po’ i due si trovarono sul molo, l’uno di fronte all’ altro: Labro, monocolo, Jules, con una gamba di legno. I due avevano un vecchio conto da regolare….

In libreria dallo scorso 23 agosto con Adelphi (€ 12 – 155 pp) – con la traduzione di Marina di Leo, nella collana gli Adelphi – “Pena la morte e altri racconti” di Georges Simenon (Liegi 1903 – Losanna 1989) è una piccola raccolta di short stories davvero gustose. Un volume che raccoglie 5 racconti, di cui, i primi quattro: “Il peschereccio di Emile, I maialini senza coda, Lo scalo di Buenaventura, Un certo Signor Berquin”, scritti nel 1946, negli Stati Uniti, dove Simenon ha trascorso 10 anni della sua vita, l’ultimo: “Pena la morte”, che dà il titolo al libro, viceversa, è stato scritto a Parigi. In questi racconti si ritrova un Simenon in splendida forma, un maestro della scrittura, veloce, erudita, efficace come non mai e anche divertente. Una serie di racconti gialli, tinti di rosa, come nel caso de: “I maialini senza coda”, o tragicomici, come in: “Pena la morte”.

Per dirla con Camilleri, la scrittura di Simenon ha radicalmente capovolto il pensiero pirandelliano secondo cui: nella vita o si scrive o si vive. Ebbene, Simenon l’ha vissuta scrivendola e l’ha scritta vivendola, intrecciando diversi generi letterari: dal romanzo popolare a quello di appendice, dal noir a a quello psicologico.

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