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Lo Zibaldone - Recensioni

Non c’è piu religione? Le risposte di un filosofo

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di Francesco Roat

Il saggio-intervista Non c’è più religione? Le risposte di un filosofo di Marco Vannini, curato da Francesca Cosi e Alessandra Repossi, si presenta come una riflessione agile ma densissima sul destino della religione in un mondo che sembra averne smarrito il senso. In poco meno di cento pagine, Vannini ‒ filosofo, nonché tra i maggiori studiosi italiani di mistica cristiana ‒ affronta una delle questioni più urgenti della modernità: la crisi delle istituzioni religiose coincide davvero con la fine della spiritualità, o piuttosto ne rivela la metamorfosi?
Il punto di partenza è una constatazione tanto semplice quanto disarmante: le chiese si svuotano, ma cresce l’interesse per forme di spiritualità laica, diffusa, individuale, spesso sincretistica. Corsi di meditazione, pratiche di mindfulness, ricerca del benessere interiore: tutto questo sembra testimoniare non la scomparsa della sensibilità religiosa, bensì il suo spostamento in territori meno normati e più interiori. Da qui l’interrogativo implicito nel titolo, a cui Vannini risponde con un paradosso: la religione, in senso istituzionale e dogmatico, è forse in declino; ma la fede, intesa come esperienza viva dell’Assoluto, non è mai stata così necessaria.
Al cuore del discorso sta la distinzione tra credenza e fede: la prima è l’adesione a un sistema di verità codificate, di formule dogmatiche e rituali; la seconda è un atto interiore, un’esperienza dell’unità profonda con il divino. Le religioni storiche, sostiene Vannini, hanno finito per confondere le due dimensioni, riducendo la fede a mera credenza/credulità, svuotandola così della sua forza originaria. Il risultato è un formalismo spirituale che lascia l’uomo contemporaneo insoddisfatto ed affamato di autenticità.
Per comprendere l’alternativa che Vannini propone occorre ricordare la sua lunga familiarità con la mistica occidentale, da Meister Eckhart a Silesius, da Margherita Porete a Simone Weil. La mistica, più che una dottrina, è per lui un’esperienza di spogliazione, di distacco: non un aggiungere, ma un togliere, un lasciare che l’io si dissolva per fare spazio al divino. In questa prospettiva, il problema non è che non ci sia più religione, ma che ve ne sia anche troppa: assieme all’eccesso di esteriorità, di parole vuote, di stereotipi che soffocano la libertà interiore.
L’intervista curata da Cosi e Repossi ha il merito di restituire questo pensiero con vivacità e immediatezza. Le domande, spesso incalzanti, riflettono le inquietudini del nostro tempo: come si può parlare di Dio in una società secolarizzata? Che valore ha la tradizione cristiana per chi non crede? È possibile una spiritualità laica? Vannini risponde con rigore ma senza accademismo, intrecciando filosofia, teologia e vita vissuta. Ne risulta una voce che non si limita a denunciare il vuoto religioso, ma lo attraversa per mostrare un cammino alternativo: quello dell’interiorità, della consapevolezza, dell’esperienza mistica come spazio in cui l’uomo riconosce se stesso nel Tutto.
Il tono è quello di un pensatore che parla da dentro la crisi, non da fuori: Vannini non indulge alla nostalgia per la religione di un tempo, ma invita a riconoscere che ogni vera fede nasce oltre le forme, nella nudità dell’anima. Il suo linguaggio è limpido, talvolta tagliente, e non manca una vena di provocazione, soprattutto quando accusa la religione istituzionale di avere ucciso lo spirito, sostituendo il mistero con il moralismo, l’esperienza con la dottrina. Tuttavia, dietro la critica si percepisce una tensione positiva: la ricerca di una purezza originaria, di un senso del sacro che non ha bisogno di appartenenze confessionali per manifestarsi.
Il libro ha il pregio della chiarezza e della sintesi: è accessibile anche a chi non conosce in profondità la teologia o la filosofia della religione, ma non rinuncia mai alla densità concettuale. L’intento alla base del libro è un invito alla riflessione e alla conversione interiore. Nel complesso, Non c’è più religione? si legge come un piccolo manifesto per un tempo post-religioso: non un elogio dell’ateismo né un lamento sulla secolarizzazione, ma un appello a ritrovare il nucleo vitale della fede/fiducia nello spirito: quella dimensione dell’essere che, nella sua profondità, precede ogni credenza e sopravvive a ogni dogmatica.

È un testo breve ma in grado di aprire spazi vasti di riflessione, in cui si riconosce la coerenza di una voce filosofica che, da decenni, lavora per liberare la spiritualità dalla gabbia della religione istituzionalmente intesa. Per chi si interroga sul senso del sacro nell’epoca della tecnica, per chi avverte la mancanza di un centro senza volersi rifugiare nell’ortodossia, il libro di Vannini offre una bussola preziosa. Non risponde con formule consolatorie, ma con una sfida: ritrovare Dio non nelle parole su Dio, ma nel silenzio in cui l’anima, spogliata di tutto, si scopre una cosa sola con l’Essere.

Marco Vannini, Non c’è più religione? Le risposte di un filosofo, a cura di F. Cosi e A. Repossi, Lindau, pp. 90, euro 14,00

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