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Madelief. Un cervello di maccheroni
di Claudia Camicia
La ragazzina terribile Madelief ricorda la Bibi di K. Michaelis e la Pippi Calzelunghe di A. Lindgren, calata però in un contesto urbano e in stili di vita più moderni. Da alcuni anni, tradotta egregiamente da Valentina Freschi, è stata conosciuta dai lettori italiani attraverso le sue prime avventure Lanciare le bambole (2017), I grandi, buoni giusto per farci il minestrone (2018), A testa in giù nel cestino (2019). Fin dai titoli si avverte il tono irriverente nei confronti dell’autorità degli adulti, la determinazione a voler affrontare i conflitti nel gruppo classe e lo spirito critico verso le istituzioni, nonché l’intenzione di voler scardinare i pregiudizi di genere. Nel più recente Un cervello di maccheroni (2020) incontriamo di nuovo Madelief, con il suo contraltare, l’amica Tineke. Le due ragazzine hanno una visione diversa delle vacanze natalizie: per la prima durano troppo e sono noiose, per la seconda rappresentano il periodo più divertente dell’anno. In un lungo pomeriggio in strada, mentre saltano a corda, battibeccano con altri ragazzini, cercano risposte alle grandi domande della vita, assistono ad uno scontro tra bande rivali (quella di Eddie lo Svitato e quella di Tom il Grassone). I bambini si affrontano come nel classico di Molnar I ragazzi della Via Paal per conquistare il territorio e esercitare il comando. Madelief partecipa nel ruolo di spia, anche se non le sono completamente chiare le strategie, ma nel contempo sente crescere in sé un sentimento nuovo: un’infatuazione per il guerriero Tom. Il racconto, in terza persona, descrive la protagonista come una ragazza curiosa, travolgente, a volte rabbiosa, desiderosa di vivere delle avventure anche per combattere il pregiudizio della condizione di inferiorità della donna come le altre due protagoniste della letteratura giovanile del Nord Europa. Le esperienze della strada in una città monotona saranno formative e utili perché «la strada, affascinante ed ostile insieme ma soprattutto da esplorare, diviene luogo dove si accumulano i disagi e le difficoltà, che spesso fanno rimpiangere la quiete domestica, ma sono anche gli spazi dove si possono sperimentare momenti di completà libertà, dove l’amicizia occasionale, proprio per questo non vincolata da doveri o ipocrisie, può trasformarsi in una magnifica esperienza e liberare sfere del sentimento imprigionate nella rete delle convenzioni» (L. Zardi, Gravoche, Holden, la giungla, il sogno, anzi l’adolescenza, in E. Beseghi (a cura di) L’isola misteriosa. Quaderni di letteratura per l’infanzia. Adolescenza, Mondadori, Milano, 1996, p. 18).
KUIJER GUUS
Madelief. Un cervello di maccheroni
Ill. M. Baroni,
Camelozampa, 2020
pp.176, Euro
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