Lo Zibaldone
Leonardo Sciascia e le arti visive
Il volume di Cipolla, con la prefazione di Gianni Carlo Sciolla, partito inizialmente come tesi di dottorato di ricerca in studi storico-artistici, è un lavoro serio e articolato che si muove sulla lente analitica e insieme personale che Sciascia adoperò nel campo delle arti visive. Lo storico dell’arte prima di tutto colma un vuoto tematico che difficilmente altri esperti del settore oggi prendono in considerazione: l’interdisciplinarietà, in parte trascurata, tra scrittura letteraria e critica d’arte. Molti scrittori e poeti come Giorgio Soavi, Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli e lo stesso Sciascia hanno contribuito enormemente a interpretare con originalità e lungimiranza l’intenzione e la ridefinizione di un’opera proiettata nel mondo, alla vista dello spettatore. Sciascia si misura con una forza inattesa, volta a scoprire un processo conoscitivo legato al rapporto segreto e confidenziale che egli intrattiene con l’opera. Il discorso sull’arte, valido sia per l’indagine acuta su Antonello da Messina e l’approfondimento sulla coscienza pittorica di Guttuso, sia per il lavoro fotografico di Giuseppe Leone, da una parte esalta e mette a fuoco la propria “sicilitudine” e l’universalità che racchiude l’isola, dall’altra ragiona attorno alla ricerca appassionata della propria lingua, contaminata sì dalla grande lezione di Roberto Longhi, ma soprattutto autonoma. Sciascia bisogna ricordarlo non solo come lo scrittore di celebri romanzi come “Una storia semplice” e “Todo modo” ma anche come qualificato propagatore di saperi artistici in un contesto storico e politico ostile. Cipolla ci ricorda che esiste un certo modo di fare letteratura.
Giuseppe Cipolla, “Ai pochi felici”
Leonardo Sciascia e le arti visive – Un caleidoscopio artistico
pp. 240, euro 24,00
EdizioniCaracol. 2021

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