Lo Zibaldone
Le deboli: tre generazioni, la loro forza
di Laura Musso
Siamo negli anni Quaranta, in un paesino nell’entroterra dell’Abruzzo: quattromila anime, «ognuno aveva una propria vita, un proprio passato, un proprio cuore e dei propri pensieri. Ognuno, anche nei giorni di festa, portava addosso i propri fardelli. Gli uomini li portavano curvi […] con fatica […] le donne li portavano ritte». Dunque, due modi diversi di affrontare la vita: le donne non contano nulla, sono costrette a subire prima l’autorità di un padre-padrone, poi quella del marito, non scelto per amore, ma imposto. Storie che si intrecciano e il fil rouge che le unisce è il contrasto tra forza e debolezza, arroganza e sottomissione: l’uomo è forza e prepotenza, la donna è debolezza e silenzio, ma forse le parti sono invertite e dietro a quella arroganza si cela la fragilità.
Maria, Vincenza e Anna: tre generazioni, tre storie; Anna ha tredici anni, è cresciuta in quel borgo, per lei «era impossibile non adorare quelle strade, quelle montagne innevate e fredde per la maggior parte dei mesi dell’anno. Era impossibile non amare l’odore dell’erba bagnata, della resina sopra i tronchi e del muschio sopra i massi. Veder rinascere la primavera foglia dopo foglia, fiore dopo fiore»; appartiene a quel mondo, è una montanara: ne è consapevole, ma le piace, tuttavia ama studiare e spera di non essere nata solo per lavorare e subire.
Anna si sente forte: la stessa forza è in Vincenza, sua mamma, che lavora senza sosta e forte è anche Maria, sua nonna che lavora duramente al forno ereditato da sua madre, e quel forno era stata la sua salvezza. Si era sposata giovane, subito dopo le nozze il marito si era rivelato un farabutto, ma “fortunatamente” era rimasta presto vedova.
Anna pensa che in realtà «loro erano più forti di suo padre che non andava a fare la legna né a lavorare, né lo aveva mai visto portare qualche carico pesante». Giovanni è un marito inesistente: intere giornate passate all’osteria, tornava a casa alla sera e insultava pesantemente Vincenza, perché dubitava che Anna fosse sua figlia; tale fatto lo rendeva violento verso la moglie e totalmente indifferente verso la bambina. Maria, Vincenza e Anna sono unite da un legame profondo, che non ha bisogno di esprimersi a parole: un gesto, uno sguardo bastano a trasmettere determinazione e coraggio. Trovano la forza di reagire e risollevarsi da quella condizione di nullità e di silenzio in cui sono costrette a vivere. Una ribellione che costerà cara sia a Vincenza, sia ad Anna: ma qualcosa accade, un sogno realizzato, una speranza nuova, che ha i colori freschi e delicati di «una tiepida giornata di primavera» e un nome che è la promessa per un futuro diverso, Libera.
Le deboli – di Flora Fusarelli – è un racconto da leggere tutto di un fiato: un linguaggio semplice, ma diretto e coinvolgente, denso di imagery; l’autrice, con poche, ma efficaci pennellate, tratteggia i caratteri fisici e psicologici dei personaggi, tanto che si ha la sensazione di vivere in quel borgo di montagna, essere lì accanto ai protagonisti, vivere le loro storie, soffrire e gioire con loro.
«Maestra Anna che significa “deboli”?».
«Niente. Non vuol dire niente. In qualunque modo decidiamo di fare le cose, deboli non lo siamo mai, perché già soltanto per decidere la via da prendere, qualunque essa sia, ci vuole forza».
«Maè, ma io non ho capito bene!»
«Capirai. Quando sarà il momento».
Flora Fusarelli è nata ad Avezzano nel 1986. Appassionata di letteratura e autrice di numerose recensioni di libri, Le deboli è il suo primo romanzo.
Flora Fusarelli
Le deboli
4 Punte Edizioni, 2021
€ 12,90.
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