Lo Zibaldone - Recensioni
L’attualità di Machiavelli in versione social
Intervista a Filiberto Passananti e Matteo Minà
Di Manlio Pirrotta
<<Eravamo in pieno lockdown, quando per leggere bisognava attingere alla biblioteca di casa. Fu allora che uno di noi sfilò per caso tra i libri Il Principe di Machiavelli, rilettura di tutto rispetto. La condivisione della riscoperta creò l’entusiasmo che ha acceso l’idea e ci ha spinti a scrivere questo libro>> racconta Filiberto Passananti, autore con il collega Matteo Minà di Machiavelli social in cui – è il sottotitolo – Gli italiani rispondono al Principe (166 pp., 16 euro, ed. Vallecchi Firenze). Un testo curioso, impertinente il giusto, utilissimo a riscoprire il genio di un grandissimo pensatore di cui possiamo andare orgogliosi.
Perché il suo pensiero è ancora così attuale?
Minà: Qualcuno potrebbe rispondere che in 500 anni nulla è cambiato in Italia. E forse non avrebbe tutti i torti. In realtà, il pensiero del Segretario fiorentino si tramuta in regole raccolte dallo studio della storia e da esperienze personali, che saranno sempre valide. Ovviamente attualizzandole all’epoca in cui si vive.
Il titolo fa pensare che abbiate immaginato un suo ipotetico gradimento dei social. È sbagliato?
Passananti: Assolutamente no. Machiavelli aveva una mentalità aperta e se fosse vissuto ai giorni nostri, sarebbe stato iscritto ai social. In realtà, noi abbiamo pensato di farglieli “utilizzare” solo per poter trasmettere ai ragazzi di oggi il suo pensiero.
I lettori ideali possono essere i giovani?
Minà: Oltre ad essere i lettori ideali, i ragazzi sono i reali destinatari di Machiavelli social. Ovviamente, non sono i soli, perché se la politica dei giorni nostri desse una bella rilettura al Principe, forse ne potrebbe uscire qualcosa di buono per il Paese. Ricordiamo che recentemente alcuni studiosi hanno definito il testo del Politologo fiorentino come un manuale della felicità, perché la buona politica si traduce nella soddisfazione dei cittadini.
Avete coinvolto tanti personaggi e li avete costretti a misurarsi con l’autore del Principe. Qual è stata la loro prima reazione e chi vi ha stupito di più?
Passananti: Abbiamo avuto tante reazioni di entusiasmo. L’idea di un libro strutturato come Machiavellli social li ha convinti subito a partecipare all’iniziativa. In molti ci hanno stupito perché hanno trasferito nella vita quotidiana, nel loro ambito di lavoro e anche in riferimento alla gestione della globalizzazione i consigli di Machiavelli.
Ricordate che Machiavelli dovette attendere 250 anni per avere degna sepoltura. Una nostra vergogna?
Minà: Decisamente. Del resto, come scrive nella prefazione al nostro libro Tommaso Sacchi: “…anche Dante fu esiliato, mentre Galileo fu costretto all’abiura. Eppure dopo la morte la fortuna di questi scienziati, filosofi e umanisti viene riscoperta, quasi in forma risarcitoria, e se ne ripercorrono attualità e lungimiranza. Neanche Machiavelli sfugge a questo destino…”.
Ritenete che i politici moderni conoscano il pensiero di Machiavelli?
Passananti: Tranne poche eccezioni riteniamo di no. In Italia, Il Principe è notoriamente un testo più citato a sproposito, che realmente letto. All’estero non è così e ricordiamo che è uno dei testi italiani più tradotti nel Mondo. In nazioni come Spagna, Francia, Regno Unito e Germania gli studi e le ricerche su Machiavelli sono molto seguiti, e noi aggiungeremmo anche ben finanziati.
In che modo gioverebbero loro se lo studiassero per bene?
Minà: Se lo studiassero potrebbero evitare di commettere sbagli già vissuti dalla storia. In più, potrebbero accrescere il proprio consenso utilizzando l’empatia di cui Machiavelli fu maestro nelle corti europee. In ogni caso, studiare non ha mai fatto male a nessuno.

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