Letteratura & cinema
“L’Arminuta”: dal romanzo al film
di ANNARITA PALIANI
Vincitore del premio Campiello 2017, il romanzo di Donatella Di Pietrantonio diventa un film. Diretto dal regista Giuseppe Bonito, regista di Pulce non c‘è più e di Figli (Nastro d’argento come miglior commedia), è stato presentato nella selezione ufficiale alla Festa del Cinema di Roma.
L’Arminuta parla di figli, di madri ma soprattutto di abbandoni. Di orfani di genitori vivi come ci dice la stessa scrittrice. La protagonista, L’Arminuta, non possiede un nome, è soltanto la “ritornata”. Viene scaricata come un pacco da chi aveva sempre considerato i suoi genitori, portata via dal calore della sua casa e abbandonata in una altra sconosciuta. Qui, già dalle prime righe, ci sbatte in faccia la cruda realtà con “A tredici anni non conoscevo più l’altra mia madre. Salivo a fatica le scale di casa sua con una valigia scomoda e una borsa di scarpe confuse.” Ha tredici anni, l’età inquieta dell’adolescenza e del cambiamento, della formazione, dove voce e corpo cambiano. I genitori che fino a poco prima l’avevano amata, volutae adottata l’hanno riportata dai genitori naturali sconosciuti e fino alla fine del romanzo non sapremo il perché. Una casa umile e povera, senza alcuna nobiltà. Con la puzza di fritto, piccola e buia miseria primitiva e atavica legata al mondo contadino, alla terra dell’autrice, un Abruzzo poco conosciuto che parla solo dialetto. Nella sua nuova casa troverà persone che si accapigliano per un pezzo di pane. Troverà conforto e affetto con sua sorella Adriana che “non aveva mai visto con le trecce allentate vecchie di qualche giorno…, ci somigliavamo allora più che da adulte”. Una sorella con cui condivide un letto, ma c’è anche Vincenzo, il fratello più grande, che la guarda come se fosse già una donna.
Donatella Di Pietrantonio ci racconta la storia potente di una ragazzina che dal giorno alla notte perde tutto e comincia la sua diversissima vita. Con una narrazione senza sconti, con il dolore che ci accompagna fino all’ultima pagina.
L’accettazione di un doppio abbandono è qualcosa di sconvolgente. Ma con una scrittura stilisticamente forte e per immagini, il libro affronta il tema della maternità, della responsabilità, della cura di sé e dell’altro: dell’accudimento. E gli adulti ne escono profondamente sconfitti. Il dolore, per superarlo, bisogna attraversarlo, “Ero l’Arminuta, la ritornata: parlavo un’altra lingua e non sapevo più a chi appartenere; la parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo. Oggi davvero ignoro in che luogo sia mia madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza”.
Il film rispecchia fedelmente il romanzo, ed è diretto dal regista con eleganza, pudore e senza eccessi, con una fotografia che illumina tutti i protagonisti. Il volto dolce e smarrito dell’Arminuta è della bravissima Sofia Fiore al suo esordio, accompagnata da un cast eccellente. Il film è candidato per la corsa agli oscar 2022 come miglior film tratto da bestseller. Nelle sale dal 21 ottobre.
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