Lo Zibaldone
La musica salverà il mondo: musiche e musicisti ebrei al tempo della Shoah.
di Alessandra Sofisti
Francesco Lotaro, pianista, compositore, direttore d’orchestra, docente presso il Conservatorio di musica di Bari,
da più di trenta anni ricerca testimoni e recupera documenti, esecuzioni e registrazioni di musicisti deportati nei
Lager nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nel 2014 ha fondato a Barletta l’Istituto di letteratura musicale concentrazionaria, relativa non solo
ai Lager nazisti, ma anche ai Gulag sovietici, archiviando più di 8.000 opere musicali, 10.000 documenti tra microfilm,
diari, quaderni, registrazioni fonografiche, interviste ai sopravvissuti, 3.000 pubblicazioni universitarie,
saggi di musica, trattati prodotti nei Campi.
Nel 2003 ha creato, con la moglie Grazia, l’Istituto di Musica Judaica.
Nel prologo al suo corposo e interessantissimo saggio – 300 pagine suddivise in 25 capitoli – afferma che “Il potere
taumaturgico delle note musicali rovesciava letteralmente le coordinate umanitarie dei siti di prigionia e
deportazione, polverizzando le ideologie, alla base della creazione dei Lager e dei Gulag”.
“Forse – scrive l’autore – non salvò loro la vita, ma sicuramente questa musica salverà noi.”
Riporta anche una significativa frase del compositore polacco Leonard Krasnodebski, deportato a Sachsenhausen,
uno dei più grandi Campi di concentramento della Germania, attivo dal 1936 al 1945: “La musica
è un gesto umano spontaneo che vale per sempre… Fare musica ha conferito un senso all’ingegno di chi nei Campi ha lasciato
la propria vita, mentre a noi sopravvissuti la loro musica ha offerto una enorme, irripetibile opportunità.”
Ai musicisti ebrei in prigionia e deportazione non venne mai meno la dignità umana. Dalla documentazione raccolta, dai Campi
si sono salvati “oceani” di musiche, create in cattività, sopravvissute ai loro autori per arrivare a noi.
“Nei Lager – scrisse il violinista polacco Jerzy Raygrodzki, liberato a Treblinka (Polonia)- i canti servivano ad uno scopo
rivoluzionario. Ci incorraggiavano a continuare la nostra lotta per vivere e a trovare la via della salvezza.”
Lotaro, viaggiando prima in tutta Europa e poi anche negli Stati Uniti ed Israele, ha riportato alla luce veri e propri
“tesori” musicali: “Le oltre 8.000 partiture potrebbero essere solo un frammento di quanto creato” – afferma.
La musica tra tutte le arti risulta essere quella culturalmente più trasversale che si conosca, capace di trionfare sulle devastanti
ideologie del ‘900. A differenza delle altre infatti, pur essendo impalpabile e immateriale, può essere trasmessa, ma non può essere
trafugata, confiscata o distrutta. Attraverso le note, i musicisti trasferivano il mondo esterno nel Campo, fornendo un senso di
breve pausa rispetto all’intollerabile, inaccettabile e indicibile crudeltà dei luoghi in cui si trovavano. Era una strategia
individuale e collettiva di sopravvivenza. Scrisse il compositore francese Emile Goué, prigioniero di guerra, sopravvissuto, ma
scomparso nel 1946 per i gravi postumi lasciati dalla prigionia : “La musica non era un intrattenimento o un gioco, era
l’espressione stessa della nostra vita interiore.” Un importante capitolo è dedicato al Campo di internamento civile
ad alta presenza demografica di Theresienstadt o Ghetto di Terezin, a circa 60 Km da Praga. Lotaro
lo considera l’ultimo baluardo della grande letteratura musicale mitteleuropea della prima metà del ‘900. Qui un crocevia di veri
e propri geni musicali aprirono sentieri nuovi con inediti linguaggi musicali.
A Berlino, ad esempio, l’autore potè incontrare il leggendario chitarrista jazz tedesco Heinz Jacob Schumann (soprannominato “Coco”),
deportato a 19 anni a Theresienstadt, trasferito in seguito a Birkenau. Sopravvisse – tra i pochissimi – e riuscì a costituire nel dopoguerra
il “Coco Schumann Quartet” con cui girò il mondo suonando con i più celebri jazzisti dell’epoca.
Dal mese di giugno 1944 la maggior parte di musicisti, attori di teatro, librettisti, direttori d’orchestra, compositori confluì nei
convogli verso il campo di sterminio di massa di Birkenau, morendo nelle camere a gas.
Singolare è l’esperienza – riportata nel libro – del musicista autodidatta polacco Aleksander Tytus Kulisiewicz, arrestato nel 1939
dalla Gestapo per alcuni articoli antifascisti apparsi sui giornali. Fu trasferito a Sachsenhausen. Dotato di una memoria prodigiosa e
conoscendo polacco, tedesco, ceco e ungherese, eseguì e memorizzò numerosi Lieder creati da altri prigionieri.
Sopravvissuto, redasse su carta 716 canti e poesie nelle quattro lingue, tutto materiale memorizzato durante i cinque anni di prigionia.
La sua collezione, oggi, costituisce uno dei più grandi archivi privati di letteratura poetica e musicale concentrazionaria.
Altre significative testimonianze raccolte da Lotaro riguardano la solidarietà tra prigionieri nei Campi.
Il falegname Herbert Zipper, austriaco, ad esempio, riuscì a costruire così tanti strumenti musicali da permettere la formazione di
un’orchestra clandestina, che di domenica pomeriggio “si esibiva” in una latrina inutilizzata del Lager.
Per concludere singolare, come tutte del resto, la storia del primo violino ebreo polacco dei Berliner Philarmoniker Szymon Goldberg
che dovette emigrare nelle Indie Orientali- oggi Indonesia – ma fu arrestato all’arrivo dalle autorità militari giapponesi e internato a Giava.
Riuscì ad assemblare 14 violini e un flauto, a recuperare un pianoforte con solo 19 tasti funzionanti e un harmonium.
In questo modo potè ricostruire a memoria il Concerto Opera 61 per violino e orchestra di Ludwig van Beethoven.
Non essendoci abbastanza archetti, i violinisti prigionieri suonarono la parte in pizzicato, mentre lo stesso Goldberg aveva montato sul suo violino
corde per chitarra. “Oggi quindi – afferma Lotaro – suoniamo la loro musica perchè nessuno li ha sconfitti né potrà mai farlo…
Un canto salverà il mondo, un canto ininterrotto, ancestrale, così intenso da rendere la musica un’eredità universale.”
Un canto salverà il mondo: 1933-1953: la musica sopravvissuta alla deportazione di Francesco Lotaro, Milano : Feltrinelli, 2022,
(Collana Varia), 300 p. €20,00 ISBN 9788807493171
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