Lo Zibaldone
La guerra sporca
di Deborah Righettoni
La “mostarda” nella campagna d’Etiopia era un liquido vescicante che provocava la necrosi delle cellule degli abissini, che morivano senza capire il perché. Li bruciava vivi. La “mostarda” era chiamata così perché l’odore ricordava la conserva. Questo libro di Daniele Elia è crudele. Ispirato ai diari Vittorio Beonio Brocchieri, professore, giornalista, politologo che dal 1935 combatté in Etiopia come aviatore, descrive cosa sia stata questa guerra, inutile, violenta e razzista. Una guerra che non ha risparmiato nessuno, nemmeno i bambini, una conquista coloniale fuori tempo massimo, ma anche un esercizio di stile, prima volta che si impiegava un’arma aerea e chimica – sebbene quest’ultima fosse condannata dalle Società delle Nazioni – come sarebbe stato poi nel futuro. Gli aviatori erano figure nuove, considerate degli eroi, e per questo che il racconto passa da un vero e proprio entusiasmo per fare parte di una campagna che doveva portare civiltà e prosperità alla delusione per la scoperta di atroci crimini di guerra su innocenti e civili. Vi sono anche lunghi racconti di trasvolate tra le “ambe” – le tipiche montagne dell’altopiano etiopico – e azioni aeree spericolate sull’apparecchio di Galeazzo Ciano, il genero di Mussolini e il ricordo di un lungo volo sull’Unione Sovietica, prima di partire per la guerra: l’amore per una donna misteriosa. A volte di difficile comprensione, causa una scrittura troppo tecnica e piani temporali che si confondono, il libro di Daniele Elia lascia comunque una sorta di malessere per ciò che è stato ieri ed è tutt’ora oggi.
Mostarda. La guerra sporca
Danilo Elia
La Torre dei Venti, 2021
pp. 256, Eur 15,00

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