Lo Zibaldone
La cruciale entropia ancora di Alfonso Cardamone
di Ugo Fracassa
dell’entropia ancora: quindici poesie più quattro, addendum che pare alludere all’incoercibile promessa di futuro che la visitazione poetica implica ( “e poi un giorno si torna a pescare”, assicura uno dei versi assurto a titolo). È allora l’ariosa architettura della silloge a registrare l’asimmetria del controcanto pittorico: le belle e puntuali 15 tavole di Angelo D’Onorio come sorprese dall’imprevisto lievitare della raccolta. Visitazione, si diceva, proprio come nell’iconografia sacra, poiché non si è poeti a tempo indeterminato ma è la poesia che determina i propri tempi nel destino di chi la trascrive. Ecco perciò ancóra una raccolta di versi che àncora Alfonso Cardamone al fondo sabbioso epperò malcerto di un’esperienza poetica che dura tuttavia dal 1959 (e sia consentito indulgere nell’anfibologia dell’ancora per una scrittura che indulge – ed è suo costume né cangia stile – all’accentazione costante dell’avverbio per il quale, evidentemente, si teme l’ambiguità semantica che lo risucchi nel gorgo di una dominante, equorea isotopia). Sono proprio i versi della cruciale “entropia ancora”, del resto, a combinare nel medesimo componimento linguaggio scientifico – il relitto lessicale della meccanica statistica- e repertorio marino. Se il divenire non cessa di trasformare l’istante in memoria, rimasticando in unomogeneo bolo temporale ciò di cui quotidianamente sperimentiamo l’illusoria tridimensionalità (passato-presente futuro), non è senza ragione che l’ultimo testo dedicato al puer (la familiare presenza del nipote nominato in esergo) risuoni ad un tempo perfetto: “e poi un giorno affidasti /la tua piccola mano alla mia”. Piace immaginare, chiudendo il libro, l’autore di fronte all’ “inarrestabile sfinimento / che diviene”, sorridente infine del “sorriso / serrato del pescatore”.
dell’entropia ancora – versi
Alfonso Cardamone
Cultura e dintorni Editore, Roma, 2015

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