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JOhn Dos Passos, Manhattan Transfer

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di Giovanni Graziano Manca

Voce di prima fila nel panorama letterario statunitense del ventesimo secolo e autore di romanzi imprescindibili che nell’ambito della cultura contemporanea non solo americana hanno lasciato un’impronta indelebile, John Dos Passos (1896-1970) è stato, tra tutti gli autori che hanno raccontato quella specifica epoca del XX secolo che prende l’alquanto significativo nome di “anni ruggenti” (che sostanzialmente comprende il decennio di grande espansione industriale degli anni Venti), colui che probabilmente ha meglio saputo descrivere gli umori, i sussulti e gli aspetti critici di quel frammento di storia americana che spesso è stato oggetto di rappresentazioni cinematografiche, letterarie e artistiche in genere. Dai caratteri e dalle intemperanze dell’ “età del jazz”, manciata d’anni dotata di grande fascino che ha sempre stimolato l’immaginario di molti, Dos Passos ha saputo trarre un’antropologia e un profilo sociologico di un’America che invece sul finire di quel decennio avrebbe pagato molto duramente gli effetti della grave crisi economico-finanziaria che fino ai primi anni Trenta anni avrebbe avuto gravi ripercussioni a livello mondiale. Il realismo e la credibilità delle descrizioni e delle analisi della società americana compiute da Dos Passos sono anche frutto dell’impegno che lo scrittore profonde nel campo dei diritti umani e civili e della politica. Di tale impegno sono testimonianza opere come “Il grande paese” (1949), in cui il romanziere descrive gli USA in un momento in cui diventano consapevoli di rivestire un ruolo di grande profilo nel mondo e fiduciosi nel proprio “modello” , e “Manhattan Transfer” (1925), dove lo scrittore dell’Illinois, con dovizia di particolari, tra le altre cose tratteggia il rampantismo professionale e l’ossessione per il progresso, per il denaro e per il successo manifestati da alcuni dei protagonisti del libro. Pubblicato per la prima volta nel nostro paese nel 1932, “Manhattan Transfer” torna oggi in libreria nella prima edizione (Luglio 2022) Baldini+Castoldi – La nave di Teseo curata da Stefano Travagli. “Manhattan Transfer” aiuta a comprendere molto dello spirito americano degli anni Venti e molto anche degli odierni Stati Uniti. Succede quando l’autore fa dialogare tra di loro alcuni personaggi egoisti e intolleranti nei confronti degli ebrei e degli irlandesi: “Il guaio è che la gente di questo Paese, signor Merivale…” Wilkinson aggrotto’ vistosamente le sopracciglia. “La gente di questo Paese è troppo tollerante. Non c’è altro Paese al mondo dove permetterebbero una cosa simile… Dopotutto siamo stati noi a farlo, questo Paese, e ora lasciamo che degli stranieri, la feccia dell’Europa, il rifiuto dei ghetti della Polonia, vengano qui a governarlo al nostro posto.”; ugualmente accade quando si leggono le parole dell’agente immobiliare che cerca di convincere uno dei tanti personaggi del romanzo, il signor Perry, a compiere un certo investimento: “Che lo vogliamo o no, signor Perry, l’onda del progresso ci sta trascinando via con se. Nei prossimi anni accadranno grandi cose. Tutte queste invenzioni – telefono,  elettricità, ponti d’acciaio, veicoli senza cavalli –  dovranno pur portare a qualcosa. Dipende soltanto da noi stare al centro delle cose, all’avanguardia del progresso… Dio! Come posso farle capire che cosa rappresenterà tutto questo…?” Giustamente, il libro viene giudicato capace di creare il ritratto vivido e impressionista di una città brulicante e dai molti aspetti. Il caleidoscopio di personaggi, la trama fitta, la narrazione multiforme, lo stile originalissimo di Dos Passos, sono tutti aspetti che contribuiscono a fare di “Manhattan Transfer” un classico, un’opera senza tempo.
John Dos Passos – “Manhattan Transfer” – 470 pagg., euro 20, Baldini+Castoldi-La nave di Teseo editore, Milano 2022.

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