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Il tema dell’abbandono visto da Forest, Gamberale e Arimah

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Giovedì 20 giugno alle 21:00 il Letterature Festival Internazionale di Roma ha ospitato sul palco della Basilica di Massenzio gli autori Philippe Forest, Chiara Gamberale e Lesley Nneka Arimah per la serata dal titolo L’abbandono.
I tre scrittori hanno sfilato l’uno dopo l’altro sul palco dedicando al pubblico di Massenzio la lettura dei loro testi inediti scritti appositamente sul tema della XVIII edizione festival: “Il domani dei classici. Quand’è che un testo contemporaneo si dà come classico?”.
A fare da cornice alle loro parole è stato il pianoforte di Valerio Vigilar, che ha allietato il pubblico del Foro Romano negli intermezzi tra una lettura e l’altra.
La serata è stata aperta dalla scrittrice inglese di origine nigeriana Lesley Nneka Arimah che ha presentato per l’occasione uno testo dal titolo Il futuro dei classici. L’autrice ha inizialmente indagato sulla prospettiva dei classici, dichiarando l’impossibilità per uno scrittore di immaginarne la direzione. Ciononostante, è possibile individuare tracce del futuro nella cosiddetta fiction speculativa. Infatti, in questo periodo c’è una rinascita soprattutto sul fronte dei racconti, una sorta di ritorno alla fiaba e al mito come mezzo per l’interpretazione del sociale, e proprio la fiction speculativa permette di affrontare temi come il cambiamento climatico, la razza, il genere, il capitalismo ecc. servendosi di invenzioni speculative che mettono in dubbio il contesto culturale attuale. In quest’ottica, dunque, «La fiction speculativa contemporanea guarda sempre più spesso al presente per estrapolare possibili scenari futuri. Così facendo funge da testimonianza e da avvertimento». Ma per l’autrice il panorama non è positivo e conclude affermando: «Viviamo nell’immaginario dei malvagi che un tempo abbiamo inventato. Non riesco a immaginare che cosa abbia in serbo per noi il futuro».
A seguire è stata la volta del parigino Philippe Forest, professore di Letteratura all’Università di Nantes e vincitore di molti premi in patria, con il testo Il classico dei classici, nel quale ha dipinto l’essenza delle opere classiche con queste parole: «Caratteristica dei libri, è che ritornano. Certi lo fanno più volentieri di altri. Sono i cosiddetti classici. Scritti in un passato così lontano che appartengono quasi ad un tempo che sembra non sia mai esistito. Ma non appena qualcuno li riapre, acquisiscono una presenza talmente forte da far svanire qualsiasi coscienza del mondo circostante e da farli apparire come “contemporanei”. L’eternità è il loro dominio. Il domani li concerne. In ogni momento se ne vanno, schizzano in avanti rispetto al testo che viene scritto e trascinano la massa di tutti i libri verso l’avvenire che loro inventano». Per questo motivo esiste un’unica storia, il classico per eccellenza, definito «il classico dei classici», che ogni autore deve permettere di manifestarsi nel presente e avanzare nel domani, attraverso parole e segni, sul bianco della pagina nuova.
Infine, ha chiuso la serata Chiara Gamberale, scrittrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici, autrice di oltre dodici romanzi tra cui il recente L’isola dell’abbandono, che ha letto l’inedito L’ultima sera accompagnata nella lettura dall’attore Enrico Ianniello. Un testo emozionante, in cui l’autrice si rivolge al pubblico in maniera confidenziale e desidera rivelarsi passando in rassegna i classici che hanno accompagnato alcuni momenti importanti della sua vita, da Dostoevskij a Grossman, da Emily Bronte a Virginia Woolf, da Nazim Hikmet a Wislawa Szymborska, fino a Freud e al drammaturgo greco Euripide, opere che «Stasera rileggono la mia vita per me, mi rivelano». Ecco così svelato il potere dei classici: capolavori che, ripresi a distanza di tempo, continuano ad avere per il lettore «parole perfette e sempre nuove» e nei quali tutti possiamo conoscere noi stessi e il mondo che ci circonda.


di Maria Chiara Vitale 

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