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Festival & fiere del libro

Il mestiere dell’attore e la sua dignità in un convegno nazionale a Roma

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Tra i partecipanti Pippo Franco, Leo Gullotta, Enzo Decaro
Quanti sono gli attori in Italia? Quanto guadagnano? Difficile trovare dati aggiornati; gli ultimi sono ricavabili da una ricerca del Sindacato Lavoratori dello spettacolo riferita al 2015 indicava un numero intorno alle 75.000 unità. A questo dato va aggiunto un numero indeterminato di non professionisti che lavorano con rapporti di collaborazione saltuaria. La stessa ricerca indica che la metà dei lavoratori dello spettacolo ha un’entrata annua che non supera i 5000 euro, mentre il 37% si colloca tra i 5000 e i 15000 euro. Per gli attori la retribuzione media annua è poco più di 2600 euro/anno.
Se questi sono i numeri il Convegno nazionale Essere Attore, il mestiere dell’attore, la sua dignità tenuto il 2o maggio alla Casa del cinema a Roma è stato di grande attualità. Ad organizzarlo è stato il Consorzio Lavoratori dello spettacolo che ha chiamato a raccolta nomi tra i più importanti del mondo del teatro e del cinema italiano. Sono intervenuti con grande fervore: Pippo Franco e Giorgio Lopez, tra i tanti, con i contributi di Leo Gullotta, Enzo Decaro; di particolare peso l’intervento dell’avvocato Miccichè, presidente del nuovo Imaie, che difende i suoi iscritti per la tutela del diritto di replica, un diritto che fino a ora è l’unico a tutelare l’attore nel doppiaggio e nel video. Pietro Longhi soffermandosi sulla crisi del teatro ha sottolineato come a determinarla sia sta stato non solo l’azzeramento dei fondi pubblici, ma in particolare a Roma la concorrenza delle iniziative pubbliche che assorbono risorse da Regione, Comuni, Camere di Commercio, per non parlare di Festival ed altre iniziative anche queste sovvenzionate dal pubblico che fanno concorrenza rispetto ai teatri privati. Altro paradosso: a fronte della crisi occupazionale che affligge il settore continuano ad essere finanziate con risorse pubbliche scuole per attori e per altre professioni dello spettacolo: fabbriche di illusioni e nuovi disoccupati.
L’assenza dello Stato nella questione del contratto nazionale e l’imperante burocrazia sono state oggetto dell’acceso dibattito durante il quale sono emerse le necessità di leggi per la tutela del lavoratore dello spettacolo e per la dignità del lavoro di cultura. Perché il settore culturale non venga declassato a settore di serie B. Il convegno si è concluso delegando una commissione a preparare una proposta di legge sulla quale mobilitare i settore richiedendo un intervento urgente al Governo.
S.A.

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