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Lo Zibaldone

“I miei stupidi intenti”, vincitore del Campiello

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di ANNARITA PALIANI

Vincitore del premio Campiello 2022, I miei stupidi intenti è un romanzo d’esordio molto forte. Fa riferimento alla grande tradizione delle favole con animali parlanti che usano i piatti per mangiare, tavoli, letti per dormire. Il giovane scrittore Zannoni, che ha solo 26 anni, ci regala la storia della faina Archy che sembra essere un personaggio strappato a Camus e al tempo stesso a un film della Pixar; ci racconta la parabola esistenziale dell’individuo. È anche un romanzo di formazione, soprattutto nel rapporto con Salomon, una vecchia volpe usuraia, vero e proprio mentore grazie a cui Archy cresce e gradualmente inizia a pensare come un umano, anche dinanzi a temi molto forti come il tempo e la morte e Dio. La narrazione scorre con una lingua limpida, avvolgente e trascinante dal sapore talvolta arcaico e biblico, tono adeguato per i grandi temi che partono da una riflessione matura. Lo scrittore si confronta con la vita e la morte, la sopravvivenza nel bosco, la felicità, l’amore, la crudeltà, colti nel loro primordiale stato e impatto. La storia di Archy è la storia di quanta forza richieda vivere, amare, sopravvivere, con riferimenti alla grande letteratura dell’800 ma anche all’orwelliano “La fattoria degli animali” e alla “Collina dei Conigli”. Particolare bellezza è data dalle due cose più importanti che Salomon insegna alla faina coltivando la sua amara consapevolezza: l’esistenza di Dio e la letteratura come elementi capaci di dare valore all’esistenza di ogni giorno e strumenti per una vita piena anche se dal significato spesso incomprensibile. Un autore che esordisce con un romanzo denso e di grande impatto, capace di metterci dinanzi ai temi della morte, dell’amore e dell’infanzia con stile e incisività. Una delle frasi più belle del romanzo e che ne dà tutto il senso: “Nessuno di noi ha chiesto di nascere ma neanche di morire”.

 

BERNARDO ZANNONI

I miei stupidi intenti

Sellerio, 2021

pp.243, euro 16,00

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