Lo Zibaldone
I fiorentini e le grandi scoperte geografiche
Dall’ultimo scorcio del Quattrocento, e fino alla prima metà del Cinquecento, l’epopea delle grandi esplorazioni che stavano allargando la geografia sin lì conosciuta, ebbe per protagonisti anche numerosi fiorentini. Maurizio Fantappiè, cultore di storia toscana, licenzia per i tipi di Sarnus uno snello ma esauriente volumetto sulle imprese di alcuni di questi navigatori, nello specifico Amerigo Vespucci, Bartolomeo Marchionni, Giovanni da Verrazzano, Andrea Corsali, Francesco Carletti. A ognuno l’autore dedica un capitolo biografico incentrato sulle loro avventure nel Nuovo Mondo ma anche in Asia, che comunque rimaneva il punto di riferimento per i commerci di spezie e stoffe pregiate. E fu l’Asia la “causa” della scoperta dell’America, perché per evitare i pericoli del viaggio via terra, attraverso deserti e popolazioni bellicose, si pensò a raggiungere le Indie, ovvero l’Estremo Oriente, per mare Le ipotesi erano due: o circumnavigare l’Africa (ma vi riuscì Magellano soltanto quando l’America era già stata scoperta), o dirigersi verso ovest, attraverso il misterioso Oceano. A ipotizzare quest’ultima rotta, che spaventava i più, ci fu anche un altro fiorentino, quel Paolo dal Pozzo Toscanelli, matematico, astronomo e cartografo che con i suoi studi ispirò anche Cristoforo Colombo. La sua figura ritorna più volta nel volume di Fantappié, perché appunto le sue ricerche erano note anche ai navigatori fiorentini, che per altro erano anche suoi concittadini.
Di questi navigatori, l’autore traccia esaurienti ritratti, raccontando come si siano avvicinati al mondo delle grandi esplorazioni; vi arrivarono quasi sempre dal commercio, perché in quel’epoca affascinante delle scoperte geografiche, i primi scopi erano economici e politici.
Se Verrazzano scoprì l’isola di Manhattan approdando sulle coste dell’America del Nord, Bartolomeo Marchionni fu colui che, a sud, scoprì il Brasile per conto della corona portoghese. E ancora, Francesco Carletti fu il primo mercante a compiere la circumnavigazione della Terra per raggiungere i principali empori mondiali dell’epoca, e i suoi Ragionamenti, ovvero il resoconto di quei viaggi, costituiscono ancora oggi una delle testimonianze più interessanti sugli usi e costumi dei popoli locali, e sull’andamento dei commerci con loro. Purtroppo, nemmeno Carletti fu estraneo al commercio degli schiavi, cosa di cui però, anni dopo, si pentì sinceramente.
Non solo le Americhe sulle rotte dei fiorentini, perché ad esempio Andrea Corsali intuì l’esistenza dell’Australia durante i suoi viaggi in India, e fu il primo a fornire una descrizione astronomica della Croce del Sud, in una lettera a Giuliano de’ Medici, figlio del Magnifico. Non ebbe però modo di approfondire le sue esplorazioni, e la sua intuizione sarebbe poi stata ripresa dagli olandesi due secoli più tardi.
Fra nuove rotte, ebbrezza di nuove terre, commerci, incontri con culture lontane, Fantappiè restituisce al lettore contemporaneo la statura di figure forse più famose che conosciute ma che hanno avuto un ruolo importante nella storia moderna dell’Europa e del mondo.
Pur ammirando le capacità e l’inventiva di questi grandi uomini, che furono esploratori, navigatori e anche mercanti, resta il rammarico che abbiano dovuto agire per Paesi stranieri, mentre se l’Italia fosse già stata una nazione, probabilmente, grazie a loro sarebbe stata la prima potenza coloniale del mondo; certamente, con i se non si fa la storia, ma l’ipotesi resta.
Maurizio Fantappié
Le splendide imprese dei navigatori fiorentini
Sarnus, 2020
- 107, Euro 13,00
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