Junior
I 70 anni impertinenti di Pippi Calzelunghe
di Lucia Castagna
Festa di compleanno per la ragazzina più bizzarra e simpatica della letteratura. La prima eroina indipendente e fiera che si comportava come un maschio, assomigliando molto alle nostre ragazzine di oggi. E forse per questo ha ancora un grande successo nel mondo.
Ha appena compiuto settant’anni, ma il tempo si è magicamente fermato su questa buffa ragazzina con le trecce rosse, il nasino all’insù spruzzato di efelidi, le lunghe calze scompagnate e le scarpe nere troppo grandi per i suoi piedi, simpatica, indipendente, forte e temeraria come un maschio, nata dalla fantasia della scrittrice svedese Astrid Lindgren nelle lunghe sere d’inverno del 1941, quando sedeva accanto al letto della figlia Karin, malata di polmonite e, per accompagnarla verso il sonno, ogni volta inventava un pezzetto nuovo della storia di questo personaggio. Che sera dopo sera si snodava in nuove avventure e si arricchiva di nuovi particolari nel carattere e in tutto quello che le era intorno, fino a diventare, nel lungo tempo della malattia e poi della convalescenza, quella storia straordinaria che ha conquistato il mondo.
Confidava l’autrice: “Il nome Pippi Calzelunghe, in realtà, lo inventò proprio mia figlia, per quelle tenere abitudini che hanno i bambini di dare un nome a tutto, e questa sua nuova amichetta, che per lei era ormai reale e fedele compagna della sua infanzia, chiamandosi in modo così buffo, doveva per forza essere buffa… Qualche anno dopo quell’inverno della malattia di Karin, come regalo per il suo decimo compleanno, scrissi per esteso tutte quelle storie che le erano tanto piaciute e le mandai a rilegare in un libro. Poi, chissà perchè, ne feci un’altra copia e la mandai a un editore, senza realmente credere che sarebbe stata accettata. E, infatti, il manoscritto venne respinto”.
Ma nel 1945 lo presentò a un’altra casa editrice che aveva indetto un concorso letterario per bambini, e vinse il primo premio.
Pippi Calzelunghe fu pubblicato, provocando subito un grande scandalo nella società benpensante, che temeva fosse un pessimo esempio per le bambine non abituate all’indipendenza ostinata e stravagante di questo personaggio che non aveva i genitori e viveva da sola in una vecchia casa circondata da un vecchio giardino, con un cavallo nella veranda e una scimmietta con un cappello bianco seduta comodamente sulla sua spalla.
Insomma, una sorta di ribelle rivoluzionaria che di certo non piaceva ai genitori abituati a ben altre favole e ben altri personaggi per i loro piccoli, e forse proprio per questo Pippi diventò subito un’eroina. Una tra le più amate della letteratura per ragazzi.
In questi settan’anni, le sue avventure sono state tradotte in 65 lingue, di cui l’ultima è lo zulu. Hanno venduto oltre 65 milioni di copie nel mondo, di cui oltre 350.000 in Italia, e sono diventate cartoline, quaderni, film e serie tv dal successo costante, anche dopo milioni di repliche, conquistando le nuove generazioni che, proprio in questa ragazzina emancipata e fiera, hanno sempre visto lo specchio di se stesse.
Ricordava ancora Astrid Lindgren: “Quando il libro uscì in Svezia, era qualcosa di nuovo. Lei non assomigliava a Cenerentola né a Alice né alla Bella addormentata, e molti adulti la definirono ‘una disgustosa monellaccia’. Un professore di scuola media scrisse su un giornale che questa ragazzina lasciava il ricordo di ‘qualcosa di sgradevole che graffia l’anima’. Ma i bambini non ebbero lo stesso atteggiamento critico, e lei entrò immediatamente nei loro cuori. Molte bambine degli anni’40 mi scrissero da adulte per raccontarmi quale senso di liberazione avevano provato nel leggere di Pippi, e quant’era bello che fosse una femmina, e non un maschio”.
In Italia il libro fu pubblicato nel 1958 da Vallecchi, e anche qui da noi attirò subito le critiche dai benpensanti: preti, maestre, genitori scrivevano all’editore le loro sentite proteste, definendolo sconcertante e diseducativo. Ripreso poi da Salani nel 1988, e superato ogni pregiudizio bacchettone, perché ormai Pippi si era trasformata un’icona della nuova indipendenza femminile che equiparava, fin da piccole, le femmine ai maschi, è diventato uno dei longseller del catalogo, e festeggia i suoi 70 anni con una traduzione aggiornata e nuove illustrazioni. Donatella Ziliotto, la sua scopritrice e traduttrice, racconta che aveva cercato di ricreare lo stile guizzante, e l’atmosfera clownesca e rurale in cui la Lindgren aveva vissuto da bambina, assimilando da suo padre, un attore comico, il gusto del sorriso, dell’assurdo e del divertimento, riportandolo poi nel suo fantastico mondo. Ma questa signora simpatica e bizzarra, oltre alle avventure dell’ impertinente Pippi a cui assomigliava molto, scrisse oltre 100 altri racconti, inclusi gialli e romanzi d’avventura, fantasy e lavori per la televisione e il cinema, vincendo tantissimi premi. Quando, nel 1997, fu nominata personaggio svedese dell’anno, disse: “Non capisco il perché di questa onorificenza proprio a me che sono cieca, sorda e mezza pazza. Faremo meglio a non dirlo troppo in giro, se no penseranno che in Svezia siano tutti come me”. Nel novembre del 2001, quando le fu chiesto cosa desiderasse per il suo 94° compleanno, rispose: “pace nel mondo e vestiti carini”.
Morì due mesi dopo, e dissero che sul suo viso c’era una specie di sorriso.

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