Lo Zibaldone
Gli uomini sono nati gli uni per gli altri
di Francesco Roat
Marco Aurelio ‒ celeberrimo sovrano-filosofo ‒ nasce il 26 aprile 121 d. C. a Roma, dove, in età adolescenziale viene adottato dall’imperatore Antonino Pio, a cui succederà nel 161 d. C., rivelando fin da subito una magnanimità inedita; nell’attribuire, ad esempio, maggiore autonomia/potere al Senato ed emanando provvedimenti al fine di migliorare le condizioni degli schiavi. Però, ad onta di una sincera humanitas, gran parte della sua esistenza trascorre all’insegna della guerra, specie durante gli anni della maturità, soprattutto per difendere i confini settentrionali dell’impero contro i popoli germanici. Ma né gli impegni gravosi di governo, né le battaglie cruente lo distoglieranno dalle riflessioni filosofiche, da lui appuntate in una sorta di diario, scritto in greco, recentemente tradotto ed edito da Bompiani col titolo (modificato ma significativo) de: Gli uomini sono nati gli uni per gli altri. Pensieri.
Marco Aurelio si rifà allo stoicismo che a mirava ad una una sophia intesa quale saggezza, volta soprattutto a raggiungere/condurre una vita buona/felice (o eudaimonia, come l’avevano chiamata i filosofi greci) cioè ad un modo di porsi equanime e magnanimo nei confronti dell’esistenza; modalità accogliente ed all’insegna dell’amor fati (l’accettazione di tutto quanto ci può accadere) a prescindere dalle condizioni ‒ peraltro sempre mutevoli ‒ in cui capita d’imbatterci in questa o quella determinata congiuntura/circostanza. Non per nulla il nostro imperatore-filosofo nei Pensieri ribadisce più volte che ogni ambito (e ciascuno di noi in primo luogo) è denotato da un perenne cambiamento, niente è stabile/immutabile e quindi ciò che possiamo fare è non accanirci contro quanto non è sotto il nostro controllo o non possiamo evitare, mentre dovremmo occuparci di quanto dipende da noi.
La domanda fondamentale per il Nostro è allora: “Che cosa, dunque, può accompagnarci nel vivere?” E la risposta tanto convinta quanto eloquente è: “Una sola e unica realtà: la filosofia. E questa consiste nel conservare il dèmone interiore al riparo da violenza e danno, più forte di piaceri e dolori, tale da non fare alcunché in modo capriccioso o seguendo menzogna e ipocrisia né da aver bisogno che un altro faccia o non faccia qualcosa”. Per chiarire in cosa consista tale daimon è opportuno far riferimento alla concezione tripartita dell’essere umano fatta propria da Marco Aurelio, secondo il quale ogni individuo è composto dal corpo (soma), dal soffio vitale che ci anima (pneuma) e da una facoltà sovrana (egemonikon) che costituirebbe la nostra peculiarità più elevata e di origine divina. È innanzitutto a quest’ultimo ambito ‒ considerato appunto una sorta di demone che ci abita ‒ ciò a cui presta attenzione il filosofo stoico.
Non è quindi opportuno che l’egemonikon sia minimamente influenzato/inquinato da meri condizionamenti legati alla fisicità e/o alla psiche. L’invito è perciò categorico: “Raccogliti in te stesso”, distaccandoti dall’inessenziale. Non disgiunto da un ulteriore auspicio: “Serena luminosità dentro e nessun bisogno dall’esterno del soccorso e della tranquillità che altri possono dare”. Chi infatti segue il proprio demone interiore: “vivrà senza inseguire né fuggire alcunché. Se poi si servirà dell’anima circondata dal corpo, per un periodo piuttosto lungo o piuttosto breve, non gli interessa assolutamente per niente”. Non da ultimo: badare solo ad essere consapevoli e presenti rispetto al qui e ora, in quanto: “ciascuno vive unicamente questa realtà presente che è l’istante: tutto il resto o è stato vissuto o è nell’incertezza”.
A detta di Marco Aurelio, inoltre, l’universo mondo è: “un unico vivente, che contiene un’unica sostanza e una sola anima”, ad onta dell’apparente molteplicità dei fenomeni effimeri. Una realtà retta dalla pronoia (la provvidenza della mente divina), che costituisce una specie d’energia intelligente che finisce sempre per operare a fin di bene tramite continue mutazioni, le quali implicano certo la scomparsa dei singoli individui, ma non comportano mai la distruzione definitiva dell’essere, bensì il suo perenne rinnovamento. Così non va paventata la morte che è solo metamorfosi e ritorno al grembo della natura divina, né è da temere alcuna avversità, poiché: “niente mi accadrà che non si verifichi secondo la natura del tutto”. Ed è davvero interessante l’idea che ogni nostro disagio derivi in primo luogo dai pensieri che facciamo intorno ad esso: ovvero dalla nostra interpretazione degli eventi. Come oltremodo significativa appare un’altra frase del diario: “Oggi sono uscito da ogni difficoltà, per meglio dire ho cacciato ogni difficoltà; perché le difficoltà non erano fuori, ma dentro, nelle mie opinioni”.
Infine un accenno alla filantropia del filosofo-imperatore ‒ che il titolo utilizzato per questa nuova traduzione/edizione mette in risalto ‒, convinto che gli uomini siano: “nati per la cooperazione” e che: “il bene del vivente razionale è la socialità”. Per cui, scrive con franca determinazione il Nostro: “a questo solo fine devo mirare, alla realizzazione di ciò che è utile al bene pubblico e in armonia con esso”. La sua è una pietas, ritenibile persino affine all’etica evangelica (“Né dire né fare alcunché di iniquo a nessuno” ‒ “quanto agli uomini, far loro del bene”), nonostante egli abbia avversato i cristiani, non riconoscendo affatto la novità del loro altruismo agapico. D’altronde quale contraddizione maggiore tra il proclamarsi filantropo e l’intraprendere missioni militari omicide? Guerre ‒ va pur detto ‒ effettuate ottemperando alla ragion di stato a beneficio d’una patria, di una societas e una cultura romana, la cui difesa era da lui considerata irrinunciabile.
Marco Aurelio, Gli uomini sono nati gli uni per gli altri. Pensieri, Bompiani 2022, pp. 150, euro 10,00
Notice: Undefined variable: user_ID in /home/kimjcgib/public_html/wp-content/themes/zox-news-childfemms/comments.php on line 49
You must be logged in to post a comment Login