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Gabriele Lanci, “UKRAINA. Stranieri amori alle soglie della guerra”

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Gabriele Lanci

Gabriele Lanci, abruzzese, laureato in Lettere, ha insegnato in scuole di varie città italiane, e infine si è stabilito a Lanciano, dove attualmente vive e lavora.  Lanci non è uno scrittore prolifico ma è molto significativo e  c vimportante.   Prima di quest’opera segnalo l’altra che si intitola  “Internet stories “, stampata dall’editrice Maremmi di Firenze. La sua narrativa rispecchia fedelmente il nostro tempo con tutti i suoi problemi e vari accadimenti.

Questo romanzo è pieno di molti avvenimenti e al contempo è realistico e nasce dalla diretta esperienza dello scrittore che ha sposato una cittadina ucraina di origine russa, Ludimilla, che gli ha dato alla luce l’unico figlio Mario.

Gabriele Lanci conosce molto bene la situazione politica e anche le donne e gli uomini dell’Ucraina che stanno vivendo  la tragedia della guerra. Lo scrittore inoltre a Lanciano è stato socio e poi presidente dell’associazione culturale “Rus Abruzzo “, a cui sono state iscritte persone provenienti da paesi dell’ex Unione Sovietica insieme a cui ha promosso varie manifestazioni tese alla diffusione della cultura russa cui sono intervenute autorevoli personalità del mondo dell’Università e del lavoro; (Vedi il risvolto della quarta di copertina). Della presente opera è stata effettuata una traduzione in lingua russa di alcuni paragrafi realizzata nel 2015 da Natalia Guseva, docente dell’Università G.D’Annunzio, che è stata poi distribuita personalmente in fotocopia dall’autore ai familiari delle vittime della strage di Odessa del 2 maggio 2014 nel corso delle celebrazioni commemorative organizzate nell’Agosto del 2016.

L’opera è felicemente riuscita per temi e linguaggio, piano e chiaro e al contempo molto suggestivo e incisivo che si attaglia molto bene agli argomenti, alle tematiche che a mano a mano vengono trattati. Ecco i capitoli (sono otto) che compongono l’opera: Dicembre 2004 – Gennaio 2005 (La Rivoluzione arancione); Dicembre 2003 – Gennaio 2004 (I ‘ll do my loving in the winter); Fine anno vecchio inizio anno nuovo; (S novim godom); Maggio 2004 (L’amore in primavera); 6 Gennaio 2005 (Un’accorata partenza); 4 maggio 2010 (Una vita nuova); Inverno primavera 2014 (La bufera), infine Aprile – Maggio 2014 (La strage di Odessa).   In questa bella e, nello stesso tempo, per alcuni tratti commovente opera narrativa di Lanci si deve ammirare la perizia che lo scrittore impiega nel descrivere in modo dettagliato, penetrante e fortemente partecipato non solo la psicologia dei vari personaggi del romanzo, ma pure la realtà esterna, gli spazi, la geografia, la città in cui vivono le persone, ed è qui che succedono avvenimenti tristi. Una umanità e un ambiente segnati, sconvolti brutalmente dalla guerra: incendi, fumi, uccisioni efferate, lo scatenarsi della brutalità, della forza, della violenza più estrema che l’uomo per motivi politici e pregiudizi esercita su altri uomini: una cieca violenza e forza che distrugge vite e cose e che lascia laceranti tracce in chi è sopravvissuto oppure in quelle persone che per motivi più vari sono costretti ad abbandonare i loro cari luoghi natali e assistere impotenti alla loro distruzione.  Drammi su drammi, ma non c’è solo questo in questa vasta e unitaria opera di Lanci: spunta, anzi c’è l’amore, c’è l’uomo che lo cerca in una città, in un paese che appunto soffre a causa di odi politici, in preda a rivolgimenti e distruzioni. Ma procediamo con ordine: “Chi sono i protagonisti? “  Per primo ecco un albergatore riminese, divorziato, ma desideroso di rifarsi una famiglia: il suo nome è Luigi Perlini che, alla ricerca di una compagna, si avventura in terra ucraina dove conosce due belle e giovani donne ucraine, Olya ed Irina,  per il tramite di una agenzia matrimoniale di Odessa, la cui titolare è una cara amica del Perlini. Da aggiungere che attorno a questi protagonisti ruota lo svolgimento del romanzo. C’è anche da sottolineare che lo scrittore si è documentato scrupolosamente sui fatti successi all’epoca: il tempo che intercorre tra la già menzionata Rivoluzione arancione del 2004 e gli avvenimenti che hanno caratterizzato la Ucraina fino agli inizi della guerra nel Donbass e la strage di Odessa che, come già riferito avvenne il 2 maggio 2014. Ricorrono spesso riferimenti storici e quindi nomi di autorità politiche ucraine: Yushenko, Yanukovihc, la Tymoshenko ed altri.

L’indimenticabile e noto italianista Giorgio Barberi-Squarotti coglie nel segno quando in una lettera mandata allo scrittore scrive: “Ho letto con interesse e passione il suo romanzo di vita e di storia, scritto con limpida forza e commossa verità… Merita senza dubbio molta attenzione “.   Proprio così: l’opera è piena di vita e di Storia, entrambe sapute ben descrivere.   Ci troviamo davanti a una narrazione ricca di significati profondi che ci fanno riflettere; un’opera che sarebbe necessario che tutti leggessero e meditassero. Ucraina e donne e uomini sempre in primo piano: al riguardo cito varie sequenze del romanzo: “Negli ultimi 15 anni dall’Ucraina erano scomparsi più milioni di uomini che nell’intera seconda guerra mondiale “;  “Lui [Perlini] ed Olya fin dall’inizio avevano usato l’inglese: – Hallò Olya, how are you? “(P.11. ) Appena mette piede in Ucraina eccolo Luigi Perlini che telefona a Olya (una ragazza che ha avuto una storia triste, e che Luigi non sposerà). Molte pagine sono dedicate al loro fidanzamento e qui si nota l’accuratezza e la precisione di tratti con cui lo scrittore presenta la ragazza ucraina: “Alle dieci di sera Luigi passeggiava sulla Diribasovskaia con Olya al suo fianco. Di fronte ai giardini l’atmosfera festosa era turbata dai petardi che gruppi di ragazzini tiravano […] Ma Olya camminava impassibile come se nemmeno una scheggia di quegli spari dovesse sfiorarla, come se quei lampi continui non le abbagliassero i begli occhi “; (P.98). La ragazza aveva altri pensieri in testa: pensava alla mamma malata, alle sue malattie, alla sua vita precaria nonostante avesse già avuto varie esperienze amorose.      L’italiano di Rimini sposerà poi una ragazza molto diversa da Olya, più tenera, come la desiderava Luigi. Una ragazza attiva nel migliorare le condizioni politiche e umane della sua Ucraina.  Su questo suo impegno c’era qualche frizione tra lei e Luigi ma poi i due coniugi subito ritrovano la loro sintonia abituale. Da richiamare la figlia della moglie di Luigi, Anya, brava e studiosa che nei tempi di vacanza aiutava molto Luigi nel suo albergo di Rimini. Dall’unione di Luigi con la nuova moglie ucraina nasce il campione: un bel figlioletto, dai capelli biondi di nome Giovannino. La loro vita è caratterizzata giorno dopo giorno dai sommovimenti politici e sociali dell’Ucraina e alla fin fine, quando la situazione diventa insostenibile, abbandonano la patria: ed ecco che Irina, la moglie di Luigi, Anja, Giovannino si accorano nel momento in cui debbono lasciare il loro paese.  Mi preme ancora di effettuare altre citazioni per far vedere come Lanci taglia le varie sequenze, situazioni del pieno, totale, storico e umano romanzo: “Eppure ad Odessa quanta sofferenza durante la guerra, gli diceva sottovoce Olya. Ma erano circostanze che già sapeva “; (p.223); “ Da quando la loro storia era iniziata [quella di Luigi e Irina] ,dopo 2 anni da quando si erano incontrati per la prima volta da Katia, non una sola incrinatura seria tra loro “; (p.253);“ Olya era ormai per lui soltanto un’amica? “; “ Lì ad Odessa quasi tutti i giorni c’erano manifestazioni degli ucraini e dei filorussi, con questi che acquistavano via via più consistenza e decisione in vista del referendum in Crimea[…]; Ma era il suo Giovannino la sua [di Luigi] preoccupazione segreta – La sua vita la viveva tutta per il suo figlio. Voleva dargli il miglior futuro possibile[…](p.30) ma voleva bene pure alla sua Irina, a cui stavano molto a cuore le sorti del suo paese, darle una vita più tranquilla e meno angosciante .” La stessa cosa vale per Anja ,la studiosa e ragazza perbene che In Italia avrebbe avuto una vita migliore e poi avrebbe potuto studiare medicina e diventare così dottoressa.  Luigi vuol condurre via da quel paese instabile la sua famigliola, ma Irina è indecisa se restare o partire alla volta di Rimini. Nel frattempo la situazione in Ucraina diventava sempre più incresciosa, e perciò si imponeva sempre di più la partenza.   Quindi Irina e Anja si affaccendano per lasciare pulita, in ordine la casa, come facevano prima di trasferirsi in Italia “(p.376).   Irina è inquieta e tesa e va alla ricerca di nuove notizie sulla situazione in città e quindi telefona a un’amica, Dasha, anch’essa attiva nel campo politico. Le due si sentono per telefono e ancora da parte sua Luigi sta sulle spine e vuol sapere cosa abbia detto l’amica alla moglie: “Mi sono sentita con Dasha, un minuto fa .- E che ti ha detto? – Sono morte forse quaranta, cento persone, alcuni dicono duecento. Diversi lavoravano per i sindacati. Sono morti pure tanti dei nostri. Mi ha fatto qualche nome, ma non me li ricordo “(p.377);  “Irina si prese i gomiti e con un tremito alle labbra cominciò a piangere.  Luigi se la strinse contro il petto appoggiandole il mento sul capo[…] – Coraggio, bambina, vedrai che quando saremo in Italia te ne farai una ragione. Capirai meglio e spero di riuscirci pure io. Ma ora, almeno io e te dobbiamo farci forza; è per i nostri figli. Mostriamogli coraggio “(p.377). Si preparano le valigie, ma Irina si sente sempre con l’amica Dasha che le comunica nuove stragi e morti: tutto opera dei fascisti. Il taxi aspetta per portare all’aeroporto la famiglia in Italia, a Rimini: Giovannino, stando in piedi, osserva il papà, la mamma e Anja, li osserva attento come se volesse capire il senso di quanto dicevano i loro genitori. “ – Andiamo pure per questo nostro campione, Irina. Se ci capita qualcosa qui me lo spieghi lui dove se ne va ?[…] Il taxi è arrivato. Si va via, gente.  Prima di uscire [ è Luigi che parla ] gli venne in mente una frase che la madre diceva sempre quando le capitava di iniziare un viaggio impegnativo alla guida della sua auto: – In nome di Dio.” (p.385). Così si conclude questo avvincente e umanissimo romanzo di Gabriele Lanci, che meriterebbe veramente di essere letto e fatto circolare, e a cui auguriamo un meritatissimo successo di pubblico e di critica.

(Carmine Chiodo)

 

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